È entrato dalla porta di casa, aperta. L’ha vista nuda nel bagno, mentre stava per entrare nella doccia e ha provato ad approfittarsi di lei, abbracciandola e proponendole di pagarla per avere un rapporto sessuale. È una vicenda squallida, quella culminata ieri con il patteggiamento a un anno e undici mesi di reclusione (pena sospesa), per il reato di violenza sessuale.
È l’estate del 2014 quando lui, pakistano oggi 37enne (difeso dall’avvocato Franco Beretti), si invaghisce della giovane studentessa italiana; all’epoca dei fatti 23enne, figlia del suo padrone di casa. Quasi un’ossessione per lui, che ha lasciato la moglie in Pakisitan per venire qui a lavorare e cercare un futuro migliore, senza mai aver avuto problemi con la giustizia. Così, dopo averle confessato i suoi sentimenti, le chiede di uscire. Ma lei risponde no. Non se ne parla.
Lui perde la testa. È il 28 giugno di tre anni fa quando lui scende le scale della palazzina dove abita, al piano di sopra del padrone di casa, e apre la porta (che viene sempre lasciata aperta). La ragazza è nel bagno, svestita, che sta per entrare nella doccia. Lo straniero entra e non resiste: la abbraccia, tenta un approccio. Lei è completamente nuda, indifesa, paralizzata dalla paura e sconvolta per quanto sta accadendo.
Lei inizia a gridare e lui rincara. «No, ma ti pago se vuoi… » Cerca di nuovo di abbracciarla, la tiene un po’ stretta. La ragazza continua a urlare e dopo attimi di panico riesce a divincolarsi e a scappare via. Poi la denuncia.
L’uomo viene accusato di violenza sessuale ultimo comma (fatto di lieve entità) dal pm Piera Cristina Giannusa. E ieri, davanti al giudice Angela Baraldi, arriva il patteggiamento a poco meno di due anni.
«L’imputato – fa sapere il suo difensore – ha più volte contattato la parte offesa per un risarcimento. Ma lei non si è fatta viva e non si è costituita parte civile». Il Resto del Carlino