“Tentativo di hackeraggio”, “Non risultano evidenze”: Palazzo Chigi smentito da Facebook

La storia pubblicata ieri da Giuseppe Conte non poteva passare inosservata. Il presidente del Consiglio che invita sui social all’iscrizione in un gruppo Facebook che lo sostiene e denigra il suo avversario Matteo Renzi non è certo una cosa che si vede tutti i giorni.

Il team media di Palazzo Chigi, tramite il suo responsabile Dario Adamo, si era affrettato a smentire un loro coinvolgimento: “Stiamo facendo tutte le verifiche interne per accertare come sia potuta avvenire la pubblicazione di un simile contenuto. Non si esclude, al momento, l’ipotesi di un tentativo di hackeraggio da parte di qualcuno che in un momento così delicato come questo potrebbe aver agito intenzionalmente per danneggiare l’immagine del Presidente“. Ma poche ore dopo è arrivata la secca smentita di Facebook: “Dall’esame del caso non ci risultano per il momento evidenze di hackeraggio della pagina Facebook di Conte“.

Se non sono stati quei cattivoni degli hacker, chi è stato? Al momento non ci sono certezze. Tuttavia, Michele Anzaldi di Italia viva ha deciso di vederci chiaro nella questione: “Si chiede di sapere se il ministero dell’Interno, alla luce dell’ipotesi di hackeraggio del profilo del presidente del Consiglio avanzata da Palazzo Chigi, non reputi doveroso avviare immediatamente attraverso la Polizia Postale le dovute verifiche, affinché sia fatta chiarezza su una vicenda opaca e grave, anche per il coinvolgimento di una pagina Facebook collegata alla campagna d’odio informatica contro il presidente Mattarella a maggio 2018 con le accuse di ‘impeachment’, già finita all’attenzione della Procura di Roma“.

Già ieri, il deputato aveva dichiarato che se la denuncia alla Polizia postale non fosse partita da Palazzo Chigi sarebbe partita da Italia viva come parte offesa. Il sospetto per molti è che sia in atto una campagna aggressiva a sostegno di Conte, perché quella storia (cancellata dopo circa mezz’ora) “fa il paio con l’sms che ha svegliato questa notte giornalisti e parlamentari per informarli che #avanticonConte era primo in tendenza su tweet“, scrive Augusto Minzolini su IlGiornale.

Il riferimento di Michele Anzaldi all’impichment di Sergio Mattarella si basa sul fatto che la pagina Infopolitica che risultava aver creato il gruppo “Conte premier – Renzi a casa”, poi cancellato, era collegato al sito informazionevera.it. Le cronache di Repubblica riportano che quel sito nel 2018 è stato chiuso dalla Procura di Roma perché ritenuto uno dei responsabili della miriade di messaggi contro Sergio Mattarella a sostegno della richiesta di impichment di Luigi Di Maio.

Come riporta anche Augusto Minzolini, si è poi scoperto che dietro quella pagina e dietro quel sito potrebbe esserci Piergiorgio “Pierre” Cantagallo, giovane militante della prima ora del Movimento 5 Stelle che, come riportato dal sito Open, fino a ieri risultava impiegato alla Camera dei deputati. Tale circostanza sarebbe anche confermata da un documento riservato del 2018, in possesso dell’Adnkronos, nel quale Cantagallo risulta essere stato assunto tra i collaboratori del Movimento 5 Stelle alla Camera dei deputati per occuparsi dei social media.

Se, infatti, la Polizia postale dovesse magari scoprire che dietro la pagina Facebook ‘Conte premier – Renzi a casa!’, apparsa sull’account di Conte, ci fosse un collaboratore del gruppo Camera del Movimento 5 Stelle, pagato con i fondi parlamentari per fare il moderatore dei gruppi Facebook di appoggio ai 5 Stelle, Conte cosa risponderebbe?“, scriveva ieri Michele Anzaldi. E la domanda è lecita: come risponderebbe il presidente del Consiglio?



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