Terrorismo, E.Romagna terra di reclutamento. Inchiesta di Tribuna dopo la notizia delle intercettazioni che tirano in ballo il Titano.

isisIntanto Upr esprime preoccupazione e chiede di elevare l’attenzione.

C’è da avere paura. Ma non è questo il momento di fare allarmismo, piuttosto diventa necessario alzare le antenne
e garantire – come del resto fatto sino ad ora – la sicurezza in Repubblica. A riportate prepotentemente il tema terrorismo nella Repubblica di San Marino, sono – come anticipato ieri da Tribuna – alcune intercettazioni telefoniche.

In pratica lo sceicco Ahmed Abu Alharit, coordinatore dei volontari che continuamente affluiscono nelle file jihadiste a fianco dello Stato Islamico, riceve “continuamente richieste da Inghilterra, Francia, Marocco, Libia, perfino da San Marino e dalla Svezia”.

L’intercettazione sull’utenza turca parte il 12 dicembre 2014. In totale vengono censiti contatti con 22 utenze di 13 paesi diversi. Tra queste Svizzera, Svezia, Francia, San Marino appunto e l’Italia. Infine una frase – quella di colei che è stata ribattezzata lady Jihad – che non lascia adito ad alcun tipo di dubbio: “In Italia abbiamo molti mujaheddin, hanno dei collega- menti, sanno cosa fare, non c’è da preoccuparsi…”.

Parole che hanno immediatamente raccolto l’attenzione di alcune forze politiche sammarinesi, fra cui Upr che esprime “profonda preoccupazione” e chiede “di elevare al massimo l’attenzione da parte delle Autorità preposte”.

Upr ricorda che su questo tema specifico il 14 gennaio 2015 i Consiglieri Roger Zavoli e Remo Giancecchi “avevano presentato Interpellanza per conoscere misure ed iniziative assunte dal Governo sul tema di attività di prevenzione e di contrasto al terrotismo all’interno della nostra Repubblica”.

Upr chiede inoltre “attenzione anche in ragione della prossima discussione in seconda lettura del Progetto di Legge su soggiorni e residenze”, perché “non ci possiamo considerare immuni da un fenomeno comune a tutti i Paesi europei”. Spulciando nella cronaca, esiste un filo che passando da Bologna, unisce i vecchi combattenti maghrebini attivi nella guerra di Bosnia a metà degli anni 90 ai giovani “foreign fighters” delle armate islamiche che oggi seminano il terrore in Siria e in Iraq. Secondo l’intelligence lì c’è posto anche per almeno due uomini che furono coinvolti nel processo alla cellula del tunisino Khalil Jarraya, detto “il colonnello” dai tempi delle milizie bosniache, condannati a Bologna nel 2010 per associazione terroristica internazionale e infine allontanati dall’Italia all’uscita dal carcere.

Non sono jihadisti “bolognesi”, sono jihadisti che tra Bologna, Imola e Faenza avevano messo su un’attività di propaganda, imperniata sulla diffusione di materiale

Alcuni “foreign fighters” di formazione ideologica al salafiamo e all’islamismo ultraradicale, e di raccolta fondi. Non si può escludere che abbiano reclutato elementi più giovani. “Ma oggi non è come dieci o quindici anni fa, il reclutamento — spiega una fonte qualificata dell’Antiterrorismo al Carlino — non si fa più nei centri islamici, nelle moschee più o meno improvvisate. Sanno di correre rischi e usano internet”.

L’Emilia-Romagna dunque è un centro di reclutamento molto importante, per questo il Titano deve drizzare le antenne. I dati dell’intelligence italiana dicono che tra i circa 50 combattenti islamisti partiti dal Belpaese per
i teatri di guerra più caldi della Siria e dell’Iraq, alcuni hanno vissuto a Bologna, nel Bolognese e in Emilia-Romagna. Giovani sotto i 25 anni, tutti maschi, una decina sarebbero rimasti uccisi. In buona parte sarebbero italiani convertiti all’Islam e non figli di immigrati. Da sottolineare inoltre come vi siano due indagini della Digos per reati di terrorismo internazionale di matrice islamica tuttora pendenti alla Procura della Repub- blica di Bologna.

Ad oggi comunque non esiste alcun elemento concreto che possa fare dire che il Titano rappresenti un centro di reclutamento per l’Isis. Molto più probabile che qualche personaggio possa essere passato in maniera del tutto estemporanea dal Titano. Certamente la situazione va approfondita in sinergia fra le autorità sammarinesi e quelle italiane.

Intanto attraverso la SmTv si apprende la reazione della comunità islamica del Titano alle ultime notizie: “Solo propaganda, la comunità islamica a San Marino è conosciuta e integrata”.

David Oddone, La Tribuna