Si dice che dopo la vittoria della Schlein il Terzo Polo, Renew Italia, Calenda più Renzi, una forza liberal riformista abbia un’autostrada davanti.
Non è scontato, certo non è automatico.
La fusione fra Italia Viva e Azione certo e’ una buona cosa, è un bel po’, non molto, certo non tutto ciò che è necessario.
È Renzi più Calenda, tre più tre uguale a sei.
Una forza riformista deve avere l’ambizione di superare il doppio. Per avere un futuro, una utilità per il Paese.
Nello stesso tempo, una forza riformista in un Paese sempre in fuga dalla realtà e sempre a rincorrere sogni e demoni, non può ambire a molto più del doppio di Renzi e Calenda.
Una forza riformista è tale se sa dire la verità ad un Paese che non vuole sentirla.
Dire che il lavoro lo creano le imprese, che il lavoro precario decresce se le imprese crescono, con meno regole, non con l’eccesso di regole, con lo Stato che le azzanna;
dire che l’ambiente si cura in alleanza con le imprese e non contro, che l’ambientalismo non deve essere l’altra faccia dell’ anticapitalismo; dire che difendere l’Ucraina è difendere noi stessi, che la Russia di Putin è una dittatura terribile, mostruosa, e l’America invece è una democrazia nostra alleata indispensabile;
dire che la giustizia è ingiusta e i poteri sono in disequilibrio sino a minare l’ordine democratico.
Una forza così in Italia può stare al massimo fra il 10 e il 15 per cento. Ma sarebbe indispensabile.
È esistita solo una forza così, riformista, terzo polo, in Italia, nei decenni, fra un Centro o un Centro destra solidi, dal 30 in su, dalla Dc alla Meloni, e la sinistra varia, no-riformista o mista, con varie colori e gradazioni di senso della realtà: questa forza e’ stata il partito socialista. Con i suoi alti e bassi, elettorali e culturali.
Può il Terzo Polo, il partito di Renzi e Calenda, costruire una forza riformista, che non sia una ammucchiatina, ignorando o addirittura respingendo, del tutto, questa storia?
Quei valori, quelle idee?
Rifugiandosi in storie minoritarie ed effimere, come l’azionismo o miscugli vari o pretese di essere storia, storie iniziate adesso senza passato?
Possiamo buttare nel cestino, Turati, i fratelli Rosselli, Matteotti, Nenni, Lombardi, Saragat, Craxi?
E Mitterand e Willy Brandt ed Olof Palme.
Ma anche Carniti, Buozzi, Biagi…il riformismo sindacale.
È la storia d’Italia, e d’Europa, è la storia della sinistra che aveva ragione.
Neanche una fabbrica di scarpe oggi nasce con successo senza una storia. Senza un collegamento con valori, radici, terra, respiro, esempi, visioni.
Nemmeno una fabbrica di scarpe.
Non parlo della sommatoria con gruppi o gruppetti, di socialismi o riformismi vari qua e là.
Della Valle vende le sue scarpe non perché compra qualche negozietto qua e là.
Ma perché vende una visione, uno stile, un sogno, una storia. Idee.
E nei suoi negozi trovi questo.
Non scarpe rifatte o rifatte male.
Sergio Pizzolante