Cinque anni dopo finisce in malo modo una brutta storia, la storia di un campione di propaganda e comunicazione che sbaglia tutto nella partita decisiva.
Piero Marrazzo fu scelto dal centrosinistra per battermi. Approfittò di circostanze favorevoli: ad esempio la candidatura di Alessandra Mussolini. Ad esempio lo slittamento della firma del contratto degli statali nell’ultima settimana di campagna elettorale. Ad esempio la morte del Papa a tre giorni dal voto. In quella campagna elettorale si scatenò una specie di guerra atomica contro di me: l’Unità arrivò ad accusare mio padre di essere stato un torturatore di ebrei. Peccato che avesse dodici anni all’epoca messa sotto esame…
Piero Marrazzo ha concluso malamente la sua storia. Si parla di dignità in una vicenda in cui emerge esattamente il contrario. Scoperto a trescare con i trans, si azzarda a parlare di complotto, salvo poi essere sbugiardato nella maniera che abbiamo visto. E che altro doveva fare se non dimettersi?
Ipocriti; ipocriti tutti quelli che spargono lacrime finte. A me dispiace umanamente il suo destino e spero che trovi la forza per andare avanti, ma è profondamente sbagliato parlare di dignità. Qui è calpestata anzitutto la dignità di chi gli stava vicino, fra le mura di casa. E’ calpestata persino la dignità di chi aveva creduto in lui. Se lo scandalo fosse esploso in campagna elettorale, i danni ad uno schieramento che non sapeva nulla della doppia vita del suo presidente sarebbero stati incalcolabili.
La chiudano questa triste pagina senza troppe storie, né balletti e cori di rimpianto. Ora sono i suoi ex-compagni a odiare profondamente Piero Marrazzo. Sono quelli che lo hanno accompagnato per cinque anni a chiudere ospedali anziché aprirli, sono quelli che lo hanno spinto sulla crescita della spesa sanitaria anziché ridurla, sono quelli che hanno chiuso gli occhi di fronte al dilagare della corruzione. Sono quelli che hanno usato le istituzioni contro gli avversari politici e a giorni se ne saprà qualcosa…
Si vada subito alle urne nel Lazio, si apra una stagione nuova di servizio alla comunità. Oggi sappiamo chi può essere orgoglioso e chi no.
Francesco Storace