“Ti appoggio se tagli i grillini”. L’ultimatum di Calenda a Gualtieri

La partita su Roma per Roberto Gualtieri, candidato Pd, si fa più complicata del previsto. Carlo Calenda, leader di Azione, ossia la singola lista che al primo turno ha preso più voti di chiunque altro, ha spiegato che dichiarerà il suo voto se e solo se verranno rispettate delle condizioni.

Tra queste la principale è che, in caso di vittoria Pd, gli esponenti dei 5 stelle siedano all’opposizione: “A Gualtieri chiedo una garanzia precisa, cioè che nella sua eventuale giunta non ci siano esponenti 5 stelle: il Movimento è stato nettamente bocciato dai romani e non può tornare a governare la città. Punto“. Su questo Calenda è, per il momento, categorico. Qualora questa condizione non venisse assicurata, spiega su La Stampa, allora non dichiarerà il suo voto perché lo considererebbe inutile. “A votare ci andrò comunque, ma senza dire pubblicamente chi”, chiarisce però Calenda.

Non manca, inoltre, l’amarezza. Oltre al fatto che la sua lista non sia riuscita ad arrivare al ballottaggio, nonostante un 20% più che rispettabile, a far rimanere male il leader di Azione è soprattutto il comportamento del Pd: “Mi hanno scritto e telefonato in tanti, anche dal Partito democratico, ma Letta e Gualtieri non li ho sentiti”. Anche Giorgetti, ministro dello sviluppo economico leghista, si è congratulato con lui. Proprio per questo Calenda non si capacita del loro comportamento. Anche se, a dir la verità, il rapporto con il Partito Democratico si era arrugginito e parecchio già durante la campagna elettorale per le cose che erano state dette su di lui. “Dopo che mi sono sentito dare del leghista da persone che sedevano con me in Cdm e che sanno bene chi sono e qual è la mia storia non mi stupisco più di niente – spiega Calenda e incolpa- l’atteggiamento di Gualtieri e del Pd è insopportabile, un modo di interloquire davvero immaturo: prima mi offendi e poi, senza nemmeno parlarmi, dici che ti aspetti il mio sostegno al ballottaggio”.

Momentaneamente, dunque, sembra proprio che Azione non darà indicazioni di voto. Quantomeno non lo farà pubblicamente. Soprattutto se il rapporto tra Pd e 5 stelle resterà lo stesso: “Mi permetto di suggerire a Letta di non fare l’errore di leggere il risultato di queste elezioni comunali nell’ottica delle prossime politiche. Ora lui deve fare una scelta: decidere se continuare ad andare dietro a un Movimento morto oppure guardare a un’alternativa“. Con questo “alternativa”, Calenda spiega di riferirsi a tutte le forze liberaldemocratiche che lui chiamerebbe “fronte von der Leyen“. Una casa comune per tutti i “socialdemocratici, liberaldemocratici e popolari” che vogliono “arginare populisti e sovranisti”.

Concretamente, il leader di Azione presto comincerà un tour di tutta Italia, “da nord a sud per incontrare i cittadini”. Calenda, allo stesso tempo, sa bene che tutti questi voti non sono davvero i suoi e che non è detto che il modello di campagna elettorale che è stata improntata su Roma, funzioni anche a livello nazionale. Per questo dichiara di puntare più in alto. Vuole parlare con Letta, ovviamente solo se “molla Conte”, oltre che con alcuni esponenti di Forza Italia, come Mara Carfagna, “che fanno parte della famiglia popolare europea e non vogliono morire sovranisti”. In questo grande progetto sembra però non essere incluso Matteo Renzi. “Secondo me, l’attività di leader politico non è conciliabile con quella di businessman”, conclude, non senza veleno, Calenda.


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