
«Ho 60 anni e no, il test sierologico non lo faccio. Sono sicura di non avere problemi, non ho fatto assembramenti quest’estate. Poi è facoltativo nessuno mi può costringere. Comunque l’idea di rimanere bloccata per settimane in quarantena mi terrorizza. Inoltre, il pungidito non è test affidabile». Rachele è una maestra di asilo. Lei, ribelle all’invito sanitario, a scuola tornerà. «Io me lo sono scelto questo lavoro e amo molto i bambini. Le colleghe che si rifiuteranno di tornare saranno sicuramente pochissime. Ma con il Covid bisogna avere coraggio». Ed eccoli i timori. «Ho paura di infettarmi. L’apprendimento avviene attraverso il contatto, l’uso delle mani. Come si fa? Vorrei rispondere alle naturali esigenze dei bambini. Noi usiamo moltissimi materiali didattici per poter fare manipolazioni, come facciamo a sanificare tutto? Vorrei sentirmi più protetta dalla struttura. Gestisco bambini piccoli, che non porteranno la mascherina, a cui colerà il naso, che avranno attacchi di tosse: non posso fare l’insegnante, l’infermiera o il medico. La realtà è che l’asilo è la cenerentola della scuola italiana, la disorganizzazione è totale nel nostro settore, non a caso prima del lockdown è stata la prima sezione scolastica ad essere chiusa. Ma tra due settimane si riapre e ci troviamo con pochissime regole in mano. Non so neppure se ci daranno le mascherine ffp2 o se le dovremmo comprare noi. E poi ci vogliono mettere anche la visiera. E’ una ridicolaggine».
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