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(ANSA) – ROMA, 10 FEB – “Il dibattito allargato
sviluppatosi nelle ultime settimane sulla realtà del tiro a
segno nazionale sta purtroppo generando una confusione rispetto
alla quale l’organismo che presiedo – Unione Italiana Tiro a
Segno, ente pubblico e federazione sportiva – non può rimanere
silente.
Stimolata da differenti prese di posizione politiche sul tema,
con le inevitabili strumentalizzazioni che ne sono derivate, la
stampa sta in ogni modo cercando di portare chiarezza, sebbene
gli interventi e i contributi di cui viene data evidenza
palesino spesso una conoscenza incompleta della materia e del
nostro mondo”. Parole di Costantino Vespasiano, presidente
dell’Unione Italiana Tiro a segno (Uits), che interviene nella
polemica generata prima dal delitto di Roma del dicembre scorso,
in cui
un praticante a livello dilettantistico, ha ucciso tre persone
con una pistola che si era procurato al poligono di Tor di
Quinto, e poi, nei giorni scorsi, dall’ipotesi di far insegnare
il tiro a segno nelle scuole.
“E’ probabilmente un prezzo che dobbiamo pagare – dice ancora
Vespasiano -, vista la complessità di far convivere due anime
contrapposte al nostro interno, sapendo di essere ancora lontani
da una soluzione certa, anche per via delle complessità
normative con le quali ci misuriamo ogni giorno. E’ tuttavia
doveroso difendere fermamente la dimensione sportiva del tiro a
segno e non soltanto perché si tratta di una disciplina olimpica
che ha portato all’Italia tanti allori e soddisfazioni.
Paradossalmente, quello che taluni dipingono come uno sport ‘pericoloso’ e destabilizzante per un giovane, è in realtà una
disciplina di alto valore formativo che esperti e testimoni
autorevoli hanno nel tempo rappresentato compiutamente”.
“L’ultimo in ordine di tempo, in un recente intervento sulla
stampa – conclude -, è stato il nostro Niccolò Campriani,
emblema del tiro a segno e dello sport olimpico in generale che,
quale mio advisor, ne ha preventivamente condiviso con me il
contenuto”. (ANSA).
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