San Marino, baluardo della democrazia dove la politica è una sinfonia di urla antiche, ma i consiglieri moderni la trasformano in un karaoke di ipocrisie con sottofondo di meme omicidi! Prendetevi un bicchierino di sangue di drago – o di caffè corretto con deriva ideologica, se preferite – perché oggi l’attualità sammarinese punge come un proiettile inciso: parliamo di quel minuto di silenzio per Charlie Kirk, il paladino conservatore americano crivellato il 10 settembre all’Università Valley dello Utah, con bossoli che gridavano “Bella Ciao” come un inno woke all’assassinio di chi merita di morire per le sue idee e per l’efficacia del suo modo di promulgarle.

Un gesto proposto da Fabio Righi (Motus Liberi), che ha avuto il coraggio di dire: “La libertà di espressione non ha partito, la violenza” è – semplifico – “merda nera”. Bravo Fabio, un applauso che riecheggia dal Monte Titano all’Orem: in un’Aula piena di funamboli, tu sei fra coloro che non hanno paura di cadere nel buon senso.
Ma ecco irrompere i maestri del “però”, quei ragni velenosi che tessono ragnatele di distinguo per non sporcarsi le mani di solidarietà pura.
Partiamo da Gerardo Giovagnoli (PSD), professore della scuola superiore sammarinese; sì, proprio lui, l’educatore che dovrebbe insegnare ai ragazzi la libertà di opinione, l’espressione senza catene e la non-violenza come comandamento inciso nella pietra. Invece, che fa? Aderisce al minuto “per rispetto alla Reggenza” (come se fosse un inchino a corte, non un inno alla libertà di espressione), ma poi ci infila il suo “però” cosmico: se è per una vittima delle idee, fatene uno anche per Gaza e il mondo intero.
Caro, Gerardo, tu che dovresti essere il faro per i giovani, trasformi un messaggio dal “prezzo” imposto in un’asta “alla candela”, di vittime al ribasso: “Tutti o nessuno“, dici, e finisci per lasciare tutti a marcire nel silenzio indifferente delle vittime di serie C, dei morti non perchè vigliaccamente assassinati, ma perchè se lo “meritavano”.
È la logica del serpente che si morde la coda, velenosa e autolesionista, come quei bossoli “Bella Ciao” che l’assassino ha lasciato sul palco di Kirk, un marchio woke di sinistra estrema che grida “rivoluzione” mentre spara vigliaccamente da 200 metri di distanza. Per poi scappare a gambe levate.
Ma vi immaginate il tam tam mediatico se, su quelle pallottole, ci fosse stato scritto: “Boia chi molla”?… Ma lasciamo perdere. Il tema, ora, è un altro.
Tu, prof della libertà, insegni ai tuoi studenti a fare lo slalom tra i cadaveri? Forse addirittura a “comprendere” le ragioni di certi assassini… Vergogna, un minuto di silenzio per l’irrazionalità ideologica: alzati tu, stavolta, e spiega ai ragazzi perché la non-violenza ha bisogno di un “ma anche” per esistere. Altrimenti, la prossima lezione dovrà essere su come i distinguo ammazzano meglio di un proiettile.
E poi c’è Matteo Zeppa (Rete), il paladino del dissenso selettivo, che – presumo – non si alzerebbe manco per un terremoto se il proponente o una sola delle 10mila vittime “puzza” di “modello USA” o di sinistra non estrema e bolscevica. “Non è mancanza di rispetto verso la vittima“, tuba, ma “dissenso verso chi propone“, reo di idolatrare la democrazia a stelle e strisce.
Ah, Matteo, tu che revochi ambasciatori israeliani e compili liste di aerei come un cacciatore di streghe burocratico, pretendi un certificato di purezza politica, ovviamente woke, per commemorare un morto ammazzato a causa delle sue idee? Se l’assassino di Kirk ha inciso “Bella Ciao” sui proiettili – quel canto partigiano regresso in meme omicida da un folle della peggiore sinistra woke americana – tu lo usi per i tuoi tango ideologici: un passo di condanna, due di astensione, e via, il cadavere resta sul pavimento, anche grazie a “schiavi” della propria idelogia, come mi appari tu. È come se dicessi: “Solidarietà sì, ma solo se il morto vota come me”. Il tuo ordine del giorno sulla Palestina è un mattatoio di buone intenzioni, di retorica, di memoria troppo corta (ricordi cosa successe il 7 ottobre?), ma sul minuto per Kirk? Seduto, come un re sul trono del “non allineato”.
Bravo, Zeppa: in un Paese minuscolo come il vostro, dove la politica dovrebbe unire invece di dividere come un bisturi, tu fai il chirurgo che opera solo sui nemici. Risultato? La violenza vince due volte: spara a Kirk e ride di chi distingue fra “liberi pensieri”, come sembri far te, che – la stessa violenza – la lasci ballare il twist con i tuoi “se”.
Per fortuna, non tutti sono caduti nel pantano: Mirko Dolcini (DML) chiarisce che era un gesto per la libertà, non politica, e ha ragione, un faro in mezzo alla nebbia. Aida Maria Adele Selva (PDCS) invita a non fare tifoserie sulle vittime: saggia, come un nonno che spegne le risse a Natale. E Luca Beccari, da Segretario agli Esteri, ribadisce solidarietà senza giri: “Di fronte a chi muore per le idee, sempre“. Grazie, almeno voi non fate del silenzio, della retorica, dello schiavismo ideologico un’arma al servizio di killer e assassini di “predicatori” e democrazie.
Cari Giovagnoli e Zeppa, voi che vi esaltate come pavoni woke con piume di “equilibrio”, siete i veri eredi di quei bossoli incisi: promettete rivoluzione e libertà, ma colpite alla cieca, lasciando il morto a cantare “Bella Ciao” da solo nel vento dello Utah. Insegnate ai giovani la non-violenza a metà? La solidarietà con asterischi? San Marino è troppo piccolo per questi giochetti da salotto ideologico. Alzatevi la prossima volta, senza “però”, o restate seduti: ma ricordate che il Titano ha bisogno di giganti, non di nani sui trampoli.
E a voi, lettori, un invito: cantate “Bella Ciao” contro la violenza vera, quella contro tutte le sigle e tutti i “partiti”. Altrimenti, chi spara vince, e voi, “poveri” sammarinesi, finirete incisi sui prossimi proiettili.
PS. Dimenticavo… Dove sta oggi l’accorato appello della Csdl, così – all’epoca – doverosamente pronta, decisa, scandalizzata quando a morire per mano di un agente bianco fu il “nero” Geoge Floid (leggi qui)?
Enrico Lazzari
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