Toc, toc: avete sentito bene cosa ha detto la Commissione di inchiesta su banca CIS? Ha detto delle cose che forse si sapevano, ma di cui non si aveva la prova provata: come si siano formate certe ricchezze inspiegabili, perché siano state effettuate certe scelte politiche irrazionali e deleterie per l’intero paese, perché si siano consumate certe ingiustizie assolutamente incomprensibili.
Va precisata una cosa: la profonda differenza tra l’imprenditore e il politico. L’imprenditore ha come fine ultimo del suo agire solo il profitto. Non dovrebbe essere così: ci sono imprenditori di alto profilo morale e intellettuale, che hanno realizzato aziende modello, dove il benessere dei dipendenti è l’obiettivo primario. Ma sono esempi piuttosto rari.
Il politico di razza non può avere come obiettivo supremo il profitto, come invece è accaduto molto spesso a San Marino negli ultimi anni. O meglio: il profitto e il potere. Ma il guaio grosso accade quando si confondono i ruoli, e cioè quando il politico non comanda più sull’imprenditore, il quale non dovendo rendere conto all’elettorato, fa veramente quello che vuole. E quando la supremazia del profitto annulla ogni senso morale, lo Stato va a rotoli e con esso tutti gli apparati istituzionali.
La relazione della Commissione d’inchiesta mette in luce una classe politica completamente asservita all’imprenditore, tanto da piegare ai suoi voleri anche il terzo potere dello Stato: quello giurisdizionale. L’abbiamo visto quando è scoppiato il “caso titoli”. Quando gli esponenti di Rete denunciano il pasticcio avvenuto con i famosi tre decreti di luglio 2017, di cui uno presentato e poi ritirato in appena dieci giorni, l’allora governo non può permettere che il giudice indaghi. Tanto più che, in concomitanza, stavano saltando tutte le protezioni anche in Banca Centrale. I famosi Grais e Savorelli, con tutti i loro accoliti. E allora bisognava far “saltare” anche il tribunale. I fatti succeduti in conseguenza sono stati come una valanga che ha cominciato a rotolare a valle e che ha travolto non solo i meccanismi di tutela della democrazia e delle istituzioni, ma perfino l’immagine e la dignità dello Stato.
Toc, toc: hanno capito ora gli ex Consiglieri di maggioranza, che votavano a testa bassa tutto quello che veniva loro chiesto, quali giochi si intessevano sulle loro teste?
Toc, toc: hanno capito quelli che sono stati al governo negli ultimi tre lustri quale danno hanno contribuito ad arrecare ai cittadini e al Paese, portandolo a livelli di debito da terzo mondo?
Toc, toc: hanno capito quelli che hanno gridato allo scandalo sull’azzeramento dei giudici e che hanno parlato di vendette politiche sui magistrati, cosa era effettivamente è successo dietro le porte del tribunale? Chi comandava davvero in tribunale?
Toc, toc: hanno capito che gli invitati a certe feste post elettorali, sono i maggiori responsabili della miseria di oggi?
Ora l’attesa è per il dibattito di giovedì in Consiglio. Da lì emergeranno le posizioni dei partiti, le loro valutazioni, le loro intenzioni. Forse qualcuno ha perso interesse per il progetto scellerato smascherato dalla Commissione d’inchiesta, ma non tutti. Basti vedere alcune reazioni a caldo, che dimostrano come certe aspettative non siano per niente decadute e l’obiettivo primario sia tornare di nuovo al governo. Magari cambiando schema d’attacco.
Ma ora i cittadini hanno uno strumento in più di comprensione: la relazione della commissione di inchiesta. Che ha bussato alla coscienza di tutti.
a/f