Torino, annega nel Po: identificato dopo 14 anni grazie a un tatuaggio

Perse la vita annegando nel Po, è stato identificato – grazie a un tatuaggio: un cane che ululava alla luna – dopo 14 anni. È Andrea Villani, del 1962, di origini ferraresi. Il suo cadavere era riaffiorato il 2 giugno 2002 dalle acque del fiume in lungo Po Antonelli a Torino. Il corpo era in avanzato stato di decomposizione e gli investigatori non erano riusciti a dargli un nome. Nessuno aveva reclamato la salma e dopo pochi giorni era stato sepolto. Nel maggio 2015 il corpo viene però riesumato e la polizia scientifica nota, sul braccio sinistro, un tatuaggio. Appunto: un lupo che ulula alla luna. Grazie al Ri.Sc. (l’acronimo di Ricerche Scientifiche), un sistema informativo realizzato dal Dipartimento della pubblica sicurezza in collaborazione con il commissario straordinario del governo per le persone scomparse diretto dal prefetto Vittorio Piscitelli , gli investigatori sono riusciti a risalire alla denuncia di una persona scomparsa in cui si parla proprio di un tatuaggio. I prelievi di tessuto autoptico, ossa e denti, dalla salma, hanno permesso di comparare il dna del cadavere con quello di un familiare e di identificare il corpo. Per fare luce sui casi irrisolti, la polizia scientifica torinese, dopo la creazione di Ri.Sc. nel 2010, ha dato vita a una collaborazione coi servizi cimiteriali del Comune,coinvolti nelle esumazioni delle salme ignote.

Un cadavere senza nome per 15 anni
Un cadavere senza nome per 15 anni. E che ora torna ad avere un’identità: Andrea Villani, del 1962, di origini ferraresi. Il 2 giugno del 2002, a Torino, in Lungo Po Antonelli, all’altezza del civico 53, affiora il suo cadavere dalle acque del fiume. La morte è dovuta ad asfissia meccanica da annegamento. Ma l’identificazione è impossibile. Non si è in grado di ricavarne le impronte a causa dell’avanzato grado di decomposizione del corpo. La salma non viene reclamata, e dopo pochi giorni il viene tumulata a Torino, presso il cimitero Parco di via Bertani, a come ignota.

Trascorsi 20 ann la salma viene esumata
A questo punto entra in campo la squadra di poliziotti in servizio alla scientifica. Che si occupa di analisi del crimine violento. Uno di loro è uno dei più esperti disegnatori di identikit in Italia. E poi ci sono i cold case: i cadaveri senza nome, seppelliti dopo un rito funebre se l’indagine per l’accertamento dell’identità non approda a nulla. Trascorsi 20 ann la salma viene esumata e cremata, o riposta nell’ossario comunale. Storia chiusa. Nel 2010 però nasce Ri.Sc.. Ovvero un sistema informativo realizzato dal dipartimento della Pubblica Sicurezza in collaborazione con il commissario straordinario del governo per le persone scomparse che mette a disposizione degli investigatori una serie di dati che riguardano cadaveri non identificati e persone scomparse: il data base permette adesso di tentare nuovi approcci per risolvere i cold case.

La banca dati
All’interno della banca dati, vengono infatti inseriti dati molto utili: gli estremi delle denunce di scomparsa, il profilo D.N.A., dati sulle arcate dentali, eventuali fratture ossee. Ai poliziotti della scientifica viene un’idea: siglare una collaborazione coi servizi cimiteriali del comune di Torino, al fine di essere coinvolti nelle esumazioni delle salme ignote. Inizia una proficua collaborazione. Per ogni salma ignota, la polizia riprende il fascicolo, riguarda i dati in possesso anche alla luce di quelli contenuti in Ri.Sc, inizia una nuova attività per cercare di far luce sui casi irrisolti.

Il quarantenne senza nome
Ma torniamo al quarantenne senza nome: nel maggio 2015 la scientifica viene convocata per un’esumazione ordinaria. Dopo 13 anni, viene riaperto il fascicolo dell’uomo trovato annegato sulle rive del Po. Le carte del 2002, i rilievi effettuati allora, immagini e foto dell’esame autoptico vengono ripassati al setaccio. Agli investigatori non sfugge un dettaglio che oggi può essere determinante: un tatuaggio. Un lupo che ulula alla luna sul braccio sinistro dell’uomo. Iniziano le analisi sulle denunce di scomparsa, inserite nel gigantesco database. Si analizzano anche quelle presentate successivamente alla data del rinvenimento del cadavere.

Il tatuaggio sul braccio
Ed ecco la chiave: nel luglio 2002 i parenti di Andrea Villani, uomo del ‘62 di origine ferrarese, scomparso da qualche settimana, in sede di denuncia parlano di un tatuaggio su un braccio. «Un cane che guardava la luna» segnalarono i familiari nella denuncia. Entra in gioco a questo punto il personale del laboratorio di genetica forense, interno al Gabinetto Interregionale di polizia scientifica, il quale esegue diversi prelievi di tessuto autoptico, ossa e denti, dalla salma. Nonostante la complessità delle analisi, dovute al pessimo stato del cadavere, si riusciva ad ottenere da un dente molare, un buon profilo genetico. A questo punto si è rintracciato un familiare, che si è sottoposto ad un prelievo di materiale biologico dal quale si è poi ottenuto sia il profilo genetico autosomico, comparato con quello ottenuto dal cadavere. L’uomo adesso ha un nome e un cognome. Non fu un delitto, ma un incidente. Il cold case ha la parola fine. Il Corriere della Sera