Torino. Strage di Caselle. Procura chiede ergastolo per ex colf

colfLa procura di Torino ha chiesto l’ergastolo per Dorotea De Pippo, accusata di essere l’ideatrice della cosiddetta strage di Caselle, il triplice omicidio avvenuto nel gennaio 2014 in una villetta alle porte di Torino.

Il marito, ritenuto l’esecutore materiale della strage, è già stato condannato all’ergastolo in un altro procedimento.

L’imputata, ex colf delle vittime, è accusata di concorso in omicidio plurimo, aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi, e di altri reati.

Il delitto la sera del 3 gennaio 2014. Con un tagliacarte vennero uccisi Claudio Allione, pensionato di 66 anni, la moglie Maria Angela Greggio, professoressa in pensione di 65, e la madre di quest’ultima, Emilia Campo dall’Orto, 93 anni. Il loro cadaveri vennero scoperti due giorni dopo da Maurizio Allione, rientrato dalle vacanze perché non riusciva a mettersi in contatto con i genitori e con la nonna.

In un primo momento i sospetti sembrarono ricadere proprio sul ragazzo. Ma una tazzina di caffè, con il dna del killer che poi l’aveva gettata in un’area verde non lontana dalla casa, ha permesso ai carabinieri di incastrare Giorgio Palmieri, 57 anni.

A un anno dal brutale delitto, lo scorso 20 gennaio, la condanna all’ergastolo dell’omicida.

Dopo aver confessato, l’uomo ha puntato il dito contro la compagna: “Mi ha costretto ad uccidere lei”, ha detto agli inquirenti. La donna avrebbe agito per vendetta, dopo il licenziamento, e nei giorni successivi al triplice omicidio ha ammesso di avere utilizzato le carte di credito della famiglia per prelevare circa tremila euro.

Dorotea De Pippo ha avuto “un ruolo primario” nell’organizzazione della strage di Caselle. Lo hanno sostenuto in aula i pm Fabio Scevola e Roberto Sparagna, che hanno chiesto l’ergastolo per la donna, ex colf della famiglia sterminata nel gennaio 2014.

Per la procura “è stata lei – hanno aggiunto – a caratterizzare il movente della strage, che non fu determinata soltanto da ragioni economiche”, ossia per sottrarre alla famiglia denaro e carte di credito che poi furono spesi dall’ex colf. “Risentimento, rabbia e rancore della donna – hanno proseguito – furono alla base del triplice omicidio premeditato”.

Secondo i due magistrati, la strage fu compiuta da Palmieri in soli 13 minuti, tra le 18.13 e le 18.26 del 3 gennaio 2014, dopo che Dorotea De Pippo e Giorgio Palmieri si erano recati a casa degli Allione con la scusa di chiedere un prestito. L’ex colf lasciò la casa pochi minuti prima che il marito sterminasse la famiglia e poi lo attese facendosi consegnare denaro e carte di credito sottratti dopo il delitto. Fu proprio Palmieri, dopo avere confessato di avere commesso il triplice omicidio, a chiamarla in causa sostenendo che se non avesse assecondato il piano della moglie lei lo avrebbe lasciato. I pm hanno chiesto che non vengano concesse attenuanti di nessun tipo.

Un milione e 453 mila euro è la richiesta di risarcimento che Stefano Castrale, avvocato di Maurizio Allione, figlio e nipote delle vittime della strage di Caselle, ha chiesto all’ex colf Dorotea De Pippo. “La famiglia – ha detto il legale – è stata trucidata di fatto da due persone e il ragazzo ha dovuto sopportare, oltre alla perdita dei propri cari, anche il fatto di essere al centro dell’attenzione per l’accaduto”. Il processo riprenderà martedì con l’arringa di Giulio Calosso, difensore dell’imputata.