Torna Baricco, “giro questi applausi ai miei medici”

MANTOVA  – Tanti e interminabili applausi hanno accompagnato il ritorno sul palco di Alessandro Baricco che ha scelto il Festivaletteratura di Mantova per ricominciare a incontrare il pubblico in Italia, dopo la leucemia e il trapianto. ‘Giro una parte degli applausi ai miei medici” ha detto davanti a 900 persone a Piazza Castello nell’incontro più atteso del giorno d’inaugurazione del festival, il 7 settembre, in cui ha fatto una lezione su Beppe Fenoglio.
    “Mi piace ritornare a parlare in pubblico qui. Questo festival ha accompagnato tutta la mia carriera, ero qui alla prima edizione. Mantova è una città che mi piace da morire. Qui si sta bene. Questo è il posto giusto per tornare. E sono deliziato dall’idea di venire a parlare qui di Beppe Fenoglio, non di me” ha spiegato lo scrittore di cui è appena uscito per Feltrinelli il saggio ‘La via della narrazione’. La sua lectio su Fenoglio a Piazza Castello è durata un’ora e mezzo con un pubblico attento, commosso e divertito in una Mantova che in questa edizione è tornata a riprendersi le piazze e i luoghi storici del festival.
    “Con tutti i miei guai e grane non ho potuto festeggiare abbastanza un anno particolare per gli amanti di Beppe Fenoglio, quello del centenario. Oggi per me è l”occasione di dedicarmi a tutto quello che bisogna dire sulla sua grandezza” ha spiegato Baricco ricordando i dati biografici dell’autore de ‘Il partigiano Johnny nato nel 1922 ad Alba, “una città molto piemontese, una terra dura, faticosa che lui ha conosciuto quando la gente non beveva vino”, morto a quasi 41 anni per un tumore ai bronchi.
    “Non so se ne è andato con la consapevolezza di chi era. Mi addolora sapere che se ne è andato senza sapere che era un grande. ‘Il partigiano Johnny’ non lo vide uscire e ci continuò a lavorare ostinatamente” ha raccontato Baricco che considera il capolavoro di Fenoglio ‘La paga del sabato’ di cui ha letto un brano in cui il protagonista, Ettore, viene a sapere che la sua ragazza, Vanda, è incinta, e poi integralmente il racconto di due pagine ‘Il gorgo’ “che per me è il più bello della storia della letteratura italiana”.
    Fenoglio ha avuto “una percezione falsata della sua grandezza.
    Per noi piemontesi è il più grande”. Negli anni ’50 è riuscito “a contaminare, impollinare la grammatica e il gusto dello scrivere letterario con il mood del cinema. Fece accoppiare due anime del mondo: lo scrivere letterario e il narrare cinematografico. Un po’ come aveva fatto Hemingway per il mondo e come negli anni ’80 abbiamo fatto io, Susanna Tamaro, Sandro Veronesi e altri. Per noi è stato un profeta”. E quella di Fenoglio, dice Baricco, soffermandosi sul ritmo delle sue frasi, sul suo stile “non è un’operazione intellettuale, da fighetto, è entrare nell’anima di quello che scrivi. Lui lasciava che le cose fossero, che i corpi fossero. Era tutto più fisico, non dire le cose ma farle vedere, come nel cinema. Anche il ritmo: lui era avanti, molto veloce. Aveva un modo di scomparire come narratore che ricorda il cinema, molti film di Clint Eastwood hanno questa magia. Scompariva proprio e poi ricompariva con una frase di 4 parole”. Così quando Ettore vede Vanda i movimenti sono cinematografici. “Non spiega nulla dello stato d’animo di questi due perché tu lo vedi. Il principio primo della narrazione e che non c’è nulla di piatto. E la lingua è un incrocio di italiano, piemontese e inglese. È sgrammaticata, più adatta a dire la verità, più dritta, più giusta”, dice Baricco in una lectio sentita, commossa, divertente in cui si è soffermato anche sulla piemontesità.
    “C’è moltissimo dolore in Fenoglio, pochissima comicità. Era durissimo e dolcissimo. C’è una pietas enorme. Un effetto dolce/caldo”. Fenoglio e i piemontesi diventano alla fine della lezione una cosa sola: “Nei piemontesi c’è una dignità smisurata nel dolore. Una capacità di stare dritti con dolcezza e civiltà” racconta Baricco. “Siamo molti timidi e arroganti, geneticamente paurosi. Amiamo la vergogna e siamo anche un po’ taccagni, si potrebbe dire parsimoniosi accogliendo il suggerimento di Renzo Piano. E siamo goffi nella felicità. Io sono molto piemontese e anche fiero, ma mi sono curato andando a vivere a Roma e adesso sto con una donna che amo che è originaria di Jesolo, la Rimini del Veneto”. La frase che incarna lo spirito dei piemontesi è “Niente puzza di fritto nel mio distributore” da ‘La paga del sabato’ ha detto emozionato di questo incontro.
   


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