Torna l’incubo alluvione a Rimini. Il Tiro a segno annega’ nell’Uso, l’impianto era stato riaperto ieri dopo il disastro del 6 febbraio

inondazioneSEMBRAVA di rivivere la notte del 6 febbraio, quando lo tsunami causato da pioggia, vento e mareggite ha messo in ginocchio buona parte del Riminese. Tanto che gli uomini della Protezione civile riminese hanno passato la notte in bianco, per monitorare costantemente il livello dei fiumi che continuava pericolosamente a salire. A preoccupare di più l’Ausa e soprattutto l’Uso, e solo nella mattinata di ieri la situazione d’allarme è rientrata, in particolare per il secondo. MA SANTARCANGELO ha rischiato grosso con l’Uso, che in alcuni punti non è tracimato per pochi centimetri. E nonostante non sia esondato, il fiume ha creato notevoli disagi anche ieri mattina. Specialmente nelle zone più colpite dal maltempo del 6 febbraio. «Siamo andati subito a portare sacchi di sabbia e a tenere sotto controllo la zona conferma il dirigente provinciale della protezione civile, Massimo Venturelli ma la situazione è stata molto critica». Alcuni residenti di via Palazzina, dove una casa è stata evacuata e un’altra è stata dichiarata inagibile, hanno passato la notte a liberare i garage e gli scantinati e a prepararsi al peggio. «Il problema è che dal 6 febbraio nessuno ancora ha provveduto a sistemare l’argine franato. E c’è una condotta ancora aperta, che scarica acqua alla minima pioggia. Quando si decideranno a intervenire?», attacca Umberto Parlo, che con la sua famiglia il 6 febbraio scorso è stato costretto a lasciare l’abitazione in fretta e furia. «Siamo scappati in pigiama, prima di restare intrappolati. Abbiamo rischiato di morire, e subito danni per decine di migliaia euro. Eppure, in queste settimane, la situazione non è ancora stata risolta, nemmeno con opere di emergenza». DANNI ingenti, il 6 febbraio, li aveva subiti anche il Tiro a segno di Santarcangelo, in via dell’Uso. «Tre settimane fa l’acqua ha devastato tutto: impianti, uffici. Abbiamo avuto danni per 87mila euro. In questi giorni abbiamo fatto di tutto per ripulire e poter riaprire. Ieri era il primo giorno di attività dopo il lungo stop causato dal maltempo, e ci siamo allagati di nuovo!», tuona Bruno rossi, presidente dell’ente che gestisce il Tiro a segno, di proprietà del Demanio militare. Questa volta «l’acqua non è arrivata agli uffici, ma ha devastato tutto il piazzale d’ingresso, le fosse, e causato altri danni agli impianti». Un disastro che si poteva evitare, «se dopo l’alluvione del 6 febbraio chi di dovere fosse intervenuto. Gli argini del fiume Uso sono stati abbattuti dall’ultima piena, e ora basta una pioggia un po’ più forte del solito per provocare lo straripamento». Rossi ha già segnalato, anche ai carabinieri (essendo un tiro a segno, con armi e munizioni) l’accaduto, e ora si aspetta risposte. «Perché nessuno ha messo a posto gli argini, anche solo temporaneamente? Perché non si sono fatti i lavori dovuti per mettere in sicurezza il fiume e le condotte?». Il Resto del carlino