La giornata dei migranti: ping pong, calcetto e preghiere. “Quando l’Ong ci ha soccorso non stavamo affondando”
Ping pong, calcio balilla e quando il caldo si attenua anche una partitella di calcio. Nell’hotspot siciliano di Pozzallo dove nella notte fra venerdì e sabato sono arrivati i 72 migranti sbarcati dalla nave della Ong spagnola Open Arms non c’è nessuno emaciato, sull’orlo del suicidio, malato come sembrava grazie ad una martellante propaganda dei talebani dell’accoglienza.
«Macché disperazione. Stavano tutti bene. Nessuna situazione critica. Si nota dalla quantità di scabbia che si portano addosso, come abbiamo visto in passato. Non erano in condizioni simili», racconta una fonte in prima linea sul fronte dell’immigrazione clandestina. Il Giornale è la prima testata ad ottenere l’autorizzazione del Viminale per entrare nell’hotspot di Pozzallo più miracoloso di Lourdes.
Rete metallica e cancellone, di fronte al Mediterraneo, dall’esterno sembra un fortino. Una volta dentro, dopo il controllo dei soldati in mimetica della brigata Pozzuolo del Friuli, l’atmosfera è di relax. Il primo gruppo di migranti reduce dalla Open Arms è impegnato in una dura partita di calcio balilla. All’interno del capannone, su un tavolo di ping pong si sfidano altri sopravvissuti degli sbarchi imposti. Il dormitorio con letti a castello azzurri e lenzuola bianche latte è ordinato e pulitissimo. Una tv allieta gli ospiti nella sala mensa con tavolini e sedie di plastica. Non manca una zona preghiera dove i migranti musulmani si genuflettono in direzione della Mecca. Uomini e donne sembrano tutti in perfetta forma fisica senza evidenti problemi psichici documentati ripetutamente a bordo di Open Arms. Nonostante le limitazioni nelle riprese e foto i migranti non vedono l’ora di fare un segno di vittoria o il pollice rialzato davanti all’unico giornalista entrato negl’hotspot. Il Giornale.it