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  • Trasmettere la Vita, speranza per il mondo. Anche per San Marino?  … di Don Gabriele Mangiarotti

    Qualche tempo fa, consigliato da amici, mi sono iscritto a Google Alert, un servizio che offre, quotidianamente, tutti gli articoli su un argomento a scelta. Avevo bisogno di verificare il livello di informazione su parole (e temi) come aborto, legge 194 ed embrione. Non ho cercato altri lemmi, quello che ogni giorno mi viene presentato è una grande quantità di articoli, riflessioni, giudizi che rendono evidente come questo sia un argomento che non smette di interessare le persone.

    Certo, le posizioni si attestano su chi è favorevole all’aborto e chi lo combatte, e le considerazioni sono, in genere, quelle oramai riconosciute, con una varietà di esperienze più che di approfondimenti.

    Ero curioso, anche per questa ragione, di fronte all’incontro con la dott. Cinzia Baccaglini proposto dal Coordinamento delle Aggregazioni laicali della Diocesi di San Marino-Montefeltro, sia di ascoltare la sua relazione, conoscendola come persona preparata e competente, sia di vedere se altre posizioni erano presenti, per un confronto e per una discussione. E soprattutto avrei ascoltato da parte delle istituzioni notizie riguardanti le statistiche sulla abortività in Repubblica, esigite dalla legge sull’IVG del 2022.

    Inutile dire che i cosiddetti pro-choice erano completamente assenti, ma non erano neppure molti coloro che avrebbero dovuto ascoltare le ragioni per la difesa della vita. Quello che però mi ha colpito era l’assenza quasi totale dei giovani, segno preoccupante di un disinteresse al confronto favorito – penso – da un uso diffuso dei social. Se una volta si diceva che se non appare in televisione il fatto (o il personaggio) non esiste, si può anche dire che se non è sui socialnon esiste o non interessa nessuno. Una volta forse bisognerà anche fare i conti con questa situazione, che ha fatto dire a un docente di Sociologia della religione alla Charles University di Praga che «La ricerca sociologica negli ultimi dieci anni ha mostrato che la maggior parte dei cattolici delle generazioni più giovani non è più interessata alle guerre culturali, come ad esempio le dispute tra i gruppi pro-life e pro-choice. I giovani cattolici di oggi non reagiscono in modo polemico agli insegnamenti tradizionali della Chiesa in materia di morale (specialmente di morale sessuale), come accadeva invece nell’era postconciliare, atteggiamento che sopravvive ancora tra le generazioni più anziane di cattolici. La ricerca mostra che questo è dovuto al fatto che la stragrande maggioranza dei giovani cattolici di oggi non conosce e non è interessata a conoscere quegli insegnamenti: l’esperienza della fede e della scelta morale è per loro sempre più individuale. Nella Chiesa cercano uno spazio per l’esperienza spirituale, non delle direttive sulla vita privata.» E questo forse non riguarda solo i giovani cattolici.

    Ritornando all’incontro «Trasmettere la Vita, speranza per il mondo» mi paiono significative queste affermazioni, tra l’altro arricchite da una documentazione puntuale e incontestabile (che potete vedere qui: https://tinyurl.com/2755eo5w):

    1. Romano Guardini ci dice che «Nell’uomo c’è qualcosa che, per sua stessa essenza, non può venire violato: L’ELEVATEZZA DELLA PERSONA VIVENTE» e continua ricordando che chi sostiene questi giudizi «può sembrare un dottrinario senza cuore… Abbiamo pur sperimentato che cosa vuol dire accondiscendere prima a una cosa, poi ad un’altra e poi ad una terza, asserendo ogni volta che non si poteva fare diversamente, cercando ogni volta di persuadere se stessi che il peggio non sarebbe venuto – finché il peggio ce lo trovammo davanti… Ogni violazione della persona, specialmente quando s’effettua sotto l’egida della legge, prepara lo Stato totalitario. Rifiutare questo e approvare quella non denota chiarezza di pensiero né coscienza morale vigile.»
    2. Giacomo Biffi così valuta la situazione dell’uomo di oggi: «L’uomo di oggi appare prima di tutto debilitato nella sua sanità mentale. Si ragiona poco e si ragiona male. L’umanità in molte circostanze sembra affetta da schizofrenia: cerca il proprio bene, e di fatto corre verso il proprio male; esalta l’uomo a parole, e lo avvilisce nei fatti; lo esalta fin quasi a difenderlo dall’amore del suo Creatore e a sottrarlo all’influenza di Dio, che pur vuol solo il suo bene, e lo avvilisce, lasciandolo in balìa dell’egoismo umano, che invece arriva a manipolare e a uccidere. Moltiplica i mezzi che in se stessi non danno motivo e significato all’esistere e all’agire, e trascura di guardare ai fini e ai traguardi di tutto il suo agitarsi. Proprio questa assenza di razionalità rende spesso così desolante la lettura dei giornali e l’ascolto delle dichiarazioni dei nostri contemporanei, anche di quelli di più grande fama.»

    Come si è arrivati al punto di affermare che l’aborto è un diritto, o dire in una intervista sui quotidiani che «Quattordici anni fa ho scelto di abortire, non me ne vergogno: questa è la mia battaglia politica» [Gilda Sportiello], e esprimere altre dichiarazioni che sembrano quasi fare l’esaltazione dell’aborto? E poi senza accorgersi che il lamento per l’inverno demografico sembra più il pianto del coccodrillo che il tentativo realistico di cambiare la situazione?

    Qui credo che quanto la dott. Baccaglini ha ricordato dell’intervento dei Vescovi italiani all’indomani della legge che introduceva l’aborto in Italia sia un punto cardine con cui fare i conti, per togliere molti da quella dimenticanza che ha coinvolto cattolici e laici in modo gravissimo.

    Si è trattato delle Dichiarazioni a seguito dell’avvenuta legalizzazione dell’aborto in Italia presentate come una sorta di nuovo Decalogo in difesa della vita:

    «La legislazione statale sull’aborto, entrata in vigore il 6 giugno 1978, obbliga tutti a serie riflessioni.

    1. – Nessuna legge umana può mai sopprimere la legge divina.
    2. – Ogni creatura umana, fin dal suo concepimento nel grembomaterno, ha diritto a nascere.
    3. – L’aborto volontario e procurato, ora consentito dalla legge italiana, è in aperto contrasto con la legge naturale scritta nel cuoredell’uomo ed espressa nel comandamento: «Non uccidere!».
    4. – Chiunque opera l’aborto, o vi coopera in modo diretto, anche con il solo consiglio, commette peccato gravissimo che grida vendettaal cospetto di Dio e offende i valori fondamentali della convivenza umana.

    […]

    1. – Il fedele che si macchia dell’«abominevole delitto dell’aborto», si esclude immediatamente esso stesso dalla comunione con la Chiesa ed è privato dei Sacramenti.

    […]

    1. – Si impone con urgenza la necessità di un rinnovato impegno per l’educazione al rispetto della vita umana in ogni fase della suaesistenza, con il rifiuto di ogni forma di violenza morale, psicologica e fisica.
    2. – «Spetta alla coscienza dei laici, convenientemente formata»,di adoperarsi senza posa, con tutti i mezzi legittimi e opportuni, per«iscriverela legge divina nella vita della società terrena».

    […]»

    Un popolo che non sappia dialogare sulle proprie convinzioni difficilmente saprà resistere alle manipolazioni di una cultura e mentalità che rendono schiavi gli uomini, passivi e rassegnati (anche dove credono di sapere ragionare «con la propria testa»…) e incapaci di difendersi di fronte alla conclamata invadenza della cosiddetta Intelligenza artificiale.

    don Gabriele Mangiarotti