Alessandro Giuli, Francesco Spano, Marco Carnabucci stanno attraversando i condotti fognari della politica e della stampa italiana.
Quello che sta succedendo è chiaro. E semplice.
Ci sono tre persone serie alle quali è toccato, in questo spazio della loro vita, avere a che fare con una manica di farabutti.
Non riesco a trovare parole dolci questa mattina. Mi spiace.
Conosco Giuli bene, perché l’ho letto molto e poi incontrato negli anni di Roma, e poi letto ancora per anni. E visto in Tv alle prese con quei Talk tutti schierati da una parte, nei quali serve uno dell’altra parte per non sembrare di parte.
Non conosco Spano e Carnabucci ma ho letto e mi sono informato.
A me sembra siano tre persone serie, per bene, professionali, alle quali è capitato di avere a che fare con lo Stato, con la politica, con l’informazione, pensando fossero Stato, politica, informazione e invece sono un calesse, direbbe Troisi.
Un calesse che viaggia dentro una
guerra continua, di bande assetate di audience e like e voti e fatturato. In una distesa di fango e sangue.
Un calesse per trasportare i morti.
Un calesse che viaggia spinto dai mostri ululanti della stampa.
E da una politica che combatte nell’arena, con tutti i mezzi, con la sabbia negli occhi e i pugnali nascosti nelle maniche e i colpi nelle parti basse. In attesa del dito verso del capo, da un capo all’altro. Senza capo e coda.
Le Iene sotto casa di Giuli che assaltano il padre sotto gli occhi dei figli. Il padre non è Totò Riina, ha solo la colpa di essere Ministro della Repubblica.
Ministro della Repubblica al quale un conduttore della televisione dello Stato consiglia( si fa per dire) di guardare la partita nella sera di Report, lasciando intendere di tutto, di un nuovo caso Boccia, ad esempio. Di storie gay, di favori gay, di privilegi amorosi.
Sono tutti pezzi di carne distinti, storie distinte, percorsi casuali, e però va tutto nel tritacarne di una televisione immonda, di un giornalismo pezzente.
E l’imbecille di destra che da del “pederasta” a Spano e gli imbecilli di sinistra che anziché difendere Spano colgono l’occasione per attaccare Giuli, perché Spano, cattolico di sinistra, ha la colpa di essersi fatto scegliere da uno di destra facendolo così sfuggire al ritratto della locandina elettorale della destra che sceglie solo gli amichetti di destra.
Che pena. Che paese.
Sergio Pizzolante