Tregua armata fra premier e ribelli L’irriducibile Boschi non arretra

boschiINUTILE girarci intorno. «Un’apertura vera sulla riforma costituzionale ancora non c’è – dice l’ex capogruppo Pd Roberto Speranza –, tocca solo a Renzi farla». In pratica, solo Renzi può convincere «se stesso e i suoi», a cominciare dall’intransigente ministra Maria Elena Boschi (che non vuol vedere snaturata la ‘sua’ legge), che la mediazione va trovata. In qualche modo. A meno di non voler determinare la scissione del Pd. «Che avrebbe come conseguenza anche il voto anticipato», sostiene un renziano di spicco alla Camera.

È SOLO che ormai tutti gli attori in campo in questa partita sanno che un accordo si potrebbe trovare solo modificando l’articolo 2 del ddl, che riguarda la non elettività dei senatori. Speranza, su questo, ha lasciato la porta aperta: «Sediamoci attorno a un tavolo e troviamo una soluzione che tenga unito tutto il Pd». E stamattina, a Palazzo Madama, si vedranno tutti, deputati e senatori competenti, per tentare di trovare la quadra.
Ma di «passi indietro», al momento, non ne sono previsti. Non dai 25 senatori della minoranza dem, convinti in modo quasi granitico che la riforma Boschi sia «un pasticcio da modificare», sostiene la bersaniana Maria Cecilia Guerra. E men che meno dagli uomini del ‘giglio magico’ anche se, negli ultimi giorni, il silenzio di Luca Lotti sull’argomento è stato notato nell’entourage del premier. C’è, insomma, il timore che stavolta la prova di forza, paventata da voci vicine a Renzi, possa ritorcersi contro il governo. Anche a livello d’immagine. «Le regole sono una questione che riguarda il Parlamento, non il governo – sostiene ancora la Guerra – e sarebbe impensabile un intervento così devastante come la fiducia». Chissà, poi, come la prenderebbe Mattarella.

DI SICURO anche un voto contrario in Aula di una maggioranza consistente (non solo minoranza Pd e grillini) avrebbe conseguenze pesanti sull’Esecutivo. «Ecco perché – commentava ieri il senatore Federico Fornaro – Renzi ha cambiato i toni». I pontieri sono al lavoro. Ieri, alla Camera, si sono visti il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, e l’ex segretario Pier Luigi Bersani. Al Senato pontieri come Giorgio Tonini, Anna Finocchiaro e il sottosegretario alle Riforme Luciano Pizzetti sono al lavoro, ma resta esclusa l’ipotesi del governo di introdurre un sistema di elezione semidiretto (i listini,
ndr) in un’altra parte del ddl, senza modificare l’articolo 2: «Sarebbe un gigantesco pasticcio. Avremmo una Costituzione che esclude l’elezione diretta, rimandando a una legge ordinaria la scelta dei senatori».

SULLO SFONDO si agitano i tormenti di Ncd che preoccupano il premier; al governo servono tutti i loro voti. Altrimenti, si rischia davvero la «tempesta perfetta». Ovvero quella saldatura tra tanti malesseri diversi che porterebbe all’«incidente» in Aula sulla riforma istituzionale. Un rischio che nessuno vuole correre, Renzi per primo. Per questo il nervosismo, nell’area di governo, è palpabile: «Se insistono – ragiona un renziano alla Camera – poi ci sono le urne: vogliono andare tutti a casa?».

Fonte: RESTO DEL CARLINO