Tribuna – Domande al Comandante Cecchi

Per salvare San Marino dalla mafia, ecco la ricetta del comandante della Guardia di Finanza di Rimini: “Indagare sulle residenze rilasciate a soggetti che non erano perfettamente conosciuti nel momento in cui sono stati dati i permessi di soggiorno e capire esattamente come girano i soldi degli investimenti immobiliari)

“Comandante, le sue dichiarazioni rilasciate alla collega Fausta Mannarino e pubblicate sul quotidiano la Voce, ieri mattina, hanno toccato la coscienza di molti sammarinesi. Ci aiuti a capire meglio?”. Un colloquio franco di circa mezz’ora con il comandante della Guardia di Finanza di Rimini, Enrico Cecchi, ci ha fatto capire con maggiore precisione a cosa si riferiva dicendo che “a San Marino è in corso una vera e propria spartizione del territorio e soltanto quando ci scapperà l’omicidio eccellente, i sammarinesi si sveglieranno e capiranno che è giunto il momento di dialogare”. Cecchi è un vecchio amico della Repubblica e le cose che dice sono rivolte alla soluzione dei problemi. “Con il vostro ufficio di coordinamento (il Clo), con l’amico Lucio Daniele, le cose funzionano bene – dice Cecchi – Non sono le informazioni su quanto accade oggi che mancano, ma la difficoltà di arginare i mali del passato”. Il Comandante su questo aspetto è molto preciso: “ Fra i due territori si sta consolidando una buona collaborazione, c’è ancora da fare, ma i livelli di scambio dei dati iniziano ad essere accettabili. Il problema risiede nel pregresso e nella modalità in cui le strutture operative (economiche e pubbliche di controllo) agiscono nei confornti dei privati. Per fare un esempio: se una persona si presenta presso un istituto finanziario, dopo essere stata identificata, dovrebbe essere monitorata. Se le operazioni che propone non sono conformi alla sua attività, il rapporto dovrebbe essere chiuso. Invece non pare che ciò sia accaduto o accada”. Per capire meglio, chiediamo al Comandante se si riferisce alla difficoltà, del resto segnalata anche dall’Ocse, di raccogliere informazioni sul territorio per poi essere utilizzate per la prevenzione delle frodi e del riciclaggio. “Le segnalazioni vengono fatte, non è questo il punto – dice Cecchi – quello che probabilmente manca è un maggior controllo del territorio ed un modus operandi capace di prevenire i fenomeni. Quello che è purtroppo già accaduto nei nostri territori di confine ha prodotto tanti danni. Ora dobbiamo essere in grado di sanare le cose. Prima di tutto impedendo che se ne verifichino di nuove e poi stanando quelle che si annidano nella società e nell’economia”. “Ma comandante – gli chiediamo – quali sono gli elementi che andrebbero indagati per individuare le infiltrazioni malavitose?”. Cecchi non ha dubbi su questo: “Residenze rilasciate a soggetti di cui non si conosce perfettamente la provenienza e investimenti immobiliari. San Marino deve effettuare uno screening delle persone che arrivano sul suo territorio e che decidono di viverci. Non tutti coloro che provengono dal sud sono ovviamente disonensti, nè tutti quelli che vengono dal nord sono onesti, ma è talmente aperto il canale di comunicazione fra le vostre forze di polizia e le nostre che avete già la possibilità di conoscere vita, morte e miracoli di ogni soggetto che si avvicina al vostro territorio. Poi il mercato immobiliare: non è possibile che in piena crisi San Marino abbia continuato a costruire senza sosta, lasciando inutilizzati tantissimi appartamenti, negozi, uffici. Solo chi ha denaro in eccesso può permetterselo e solo la criminalità organizzata gode di eccesso di denaro. Il mattone poi è sempre stato il primo investimento per la malavita”. “E’ vero quanto sostiene Comandante, – gli diciamo – ma per la prima volta in chiaro sono emerse infiltrazioni anche nelle attività commerciali. Il caso della pasticceria di Gualdicciolo e del noleggio auto a Dogana sono cronaca di questi giorni”. “La Guardia di Finanza non ha partecipato all’azione dei Carabinieri e quindi non conosco i fatti citati – dice Enrico Cecchi – ma su tale questione mi riferisco principalmente agli amministratori del riminese. Non è possibile che venga sgominata una banda legata alla mafia o alla ‘ndrangheta ogni sei mesi e non ci sia una reazione eguale da parte dei responsabili politici del territorio per mettere in campo una vera prevenzione. Su questo punto continuo a richiedere l’innalzamento della soglia di attenzione, ma mi rivolgo sopratutto a Rimini”. “Comandante – gli chiediamo – ci dia un consiglio perchè San Marino possa tornare a godere dell’alta considerazione di un tempo?”. “Prevenzione e controllo sono le due parole chiave. Prevenzione e quindi una nuova filosofia di approccio alle questioni economiche, capace di effettuare un’accurata selezione. Controllo di ciò che fuoriesce dalla normalità in economia e sul territorio”. “Grazie comandante, i suoi consigli sono preziosi”. “Prima di chiudere vorrei aggiungere – ci dice Enrico Cecchi – che sul caso dei controlli fiscali ai magistrati che esercitano a San Marino non c’è nessuna volontà di colpire ‘il cuore dello Stato’. Si tratta di controlli di routine, attivati da esposti o segnalazioni fra i quali sono incappati anche i magistrati che risiedono in Italia e che quindi nel nostro Stato hanno l’obbligo di presentare la propria dichiarazione fiscale. Se non l’hanno fatto, noi non possiamo che intervenire, così come interveniamo verso chiunque si trovi nella medesima situazione. Devo dire, purtroppo, che sono numerosi i casi che stiamo riscontrando e riguardano le attività professionali più disparate. Fra queste i giudici, ma non, come si è detto, tutti”. Forse per tutelare la Repubblica sarebbe stato opportuno che prima della GdF si fosse attivato l’organo di controllo sammarinese che vigila sull’attività dei magistrati per verificare se tutto era in regola. Ci saremmo risparmiati una brutta figura. (Gmm)