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  • Tribunale: numeri e credibilità parlano chiaro. Ora serve continuità (di David Oddone)

    Tra “leggi ad cantium” e “commentatores stercoris” pare ormai che senza una laurea in lettere antiche non si possa neppure più disquisire di politica… Mi fermo qui con le impertinenze, considerando il rispetto dovuto al Presidente del Tribunale, che stride con le scurrilità circolanti di questi tempi. Ma è ciò che passa il convento e ce lo dobbiamo tenere.

    Ho seguito con grande interesse il dibattito sulla relazione dello stato della Giustizia, dove praticamente tutto il Consiglio, a parte qualche sparutissima eccezione, ha elogiato il lavoro del dottor Canzio. D’altronde, come ho già avuto modo di scrivere, coi numeri c’è poco da eccepire.

    La naturale conseguenza dell’apprezzamento bipartisan per un Tribunale che ha riacquistato credibilità e autorevolezza sono state le parole del Segretario alla Giustizia, Stefano Canti, il quale ha commentato: “Mi hanno dato il mandato da parte del Consiglio Grande e Generale di predisporre modifiche normative affinché si possa mettere a disposizione del Consiglio Giudiziario anche l’eventualità di un nuovo incarico allo stesso dirigente Canzio soprattutto per dare continuità al lavoro svolto anche in vista di quelle che saranno le sfide future ovvero l’accordo di associazione con l’Unione Europea. Abbiamo un Tribunale che si sta accreditando a livello europeo e abbiamo ancora bisogno di una guida importante e sapiente come quella del Dirigente”.

    Parole molto chiare e che chiunque abbia a cuore il futuro di San Marino dovrebbe condividere fino all’ultima virgola. Mi piacerebbe allora provare a ribattere a talune delle obiezioni che sono state mosse contro un possibile nuovo mandato di Canzio.

    La più intelligente, senza togliere nulla agli altri, mi è parsa – guarda caso – proprio quella di un prof di greco, il quale ha sostanzialmente fatto notare come le leggi di rango costituzionale non si possano cambiare a piacimento, quasi come un vestito fuori moda che ha perso il proprio appeal. Come dargli torto? Il buonsenso, tuttavia, impone che principi generali validi, debbano essere declinati alle situazioni concrete. Riporto così la discussione a un livello terra terra, quello con cui in tanti mi pare si trovino più a proprio agio, proponendo la solita metafora calcistica.

    Poniamo che il club “A” abbia un accordo per tenere Messi tre anni, allo scadere dei quali lui potrà scegliersi un’altra squadra. Poniamo che alla fine del triennio Messi decida però di restare. Che faremmo a quel punto? Tornando dai campi verdi, all’azzurra vision di San Marino, se il dottor Canzio decidesse di voler rimanere sul Monte, solo un pazzo non creerebbe le condizioni affinché ciò potesse avvenire.

    Vedo un futuro radioso per i Tavolucci. Quando l’attuale Dirigente dovesse decidere di dedicarsi ad altro rispetto alle questioni dell’Antica Repubblica, lascerebbe certamente il testimone a giovani magistrati sammarinesi capacissimi. Basti leggere la relazione sulla Giustizia, in particolare il riferimento alla Commissione di Venezia e apprendere dei risultati che le nostre toghe stanno ottenendo a livello internazionale, portando lustro a se stessi e al Paese.

    Mi auguro allora che venga dato al più presto corso all’ordine del giorno scaturito dal Consiglio e si corra verso l’obiettivo di rendere il Tribunale sammarinese ancora più efficiente, veloce e conforme ai principi della Cedu, partendo dalla riconferma della sua attuale guida.

    David Oddone

    (La Serenissima)