Troppe deroghe alle leggi e forzature istituzionali: il fronte civico di minoranza chiede più tempo per esaminare e discutere la convenzione tra lo Stato e Borletti group per la realizzazione del “polo del lusso”.
Ieri pomeriggio, a poche ore dall’Ufficio di presidenza che ha fissato la scaletta dei lavori della sessione consiliare straordinaria che si aprirà lunedì, Rete, Civico 10, Sinistra unita e i consiglieri indipendenti Federico Pedini Amati e Luca Lazzari, hanno convocato d’urgenza la stampa per illustrare le proprie perplessità sulla “fretta” che attribuiscono a governo e maggioranza per chiudere la partita con gli investitori del Luxury department store San Marino.
L’ordine del giorno del Consiglio Grande e Generale prevede infatti sia l’approvazione della relativa convenzione tra Stato e imprenditori, consegnata ieri a tutti i capigruppo, sia l’esame finale della variante dal Piano regolatore per la sua realizzazione a Rovereta.
“Si tratta di un progetto di grande impatto per il nostro Paese – spiega Lazzari – e il segretario di Stato al Territorio, Antonella Mularoni, si era assunta l’impegno per un confronto allargato con l’opposizione e le categorie prima di portare la convenzione in Aula, ma questo impegno è stato disatteso”.
Nel corso dell’Ufficio di presidenza quindi è stato chiesto di posticipare l’esame della convenzione a settembre, ma la richiesta è stata respinta: “Non capiamo questa urgenza sospetta”, conclude Lazzari, anche perché nella stessa convenzione il termine indicato per la sua approvazione viene indicato nel 10 settembre.
Da una rapida lettura del testo, da parte dei consiglieri di opposizione, preoccupano quelle che chiamano le “numerosissime deroghe alla legge e i benefici fiscali ad hoc”, prosegue Roberto Ciavatta di Rete.
E in soli cinque giorni dall’inizio del Consiglio Grande e Generale “è impensabile analizzarle”. Ma le critiche non sono finite: “Nella convenzione – prosegue il civico – si dice che se entro il 10 settembre gli imprenditori non hanno via libera dal Consiglio, si ritengono non obbligati di tenervi fede, in questo modo pieghiamo i tempi della principale istituzione democratica del Paese alle richieste di un investitore privato”.
Ma soprattutto da Rete segnalano che ci sarebbero accertamenti in corso da parte delle autorità francesi sugli investitori. Di qui la richiesta con insistenza di avere più tempo, “per sapere se ci mettiamo in ballo in un progetto da 105 milioni di euro”.
Pedini Amati punta il dito contro gli impegni blandi sul fronte dell’occupazione richiesti all’investitore: “Dai 400 posti di lavoro promessi si è passati a 200 – lamenta – e ci si limita a dire che ’dovrebbero essere preferibilmente sammarinesi”.
Per Ivan Foschi di Sinistra unita il tempo concesso per esaminare la convenzione è “insufficiente” e per questo motivo “nascono i sospetti”. E ancora, Lazzari insiste sui rischi delle numerose deroghe concesse: “Da un lato – conclude – è l’aumento della pressione fiscale per i contribuenti sammarinesi, dall’altra invece stendiamo un tappeto rosso per l’investitore straniero”. (….)
La Serenissima