“Troppi morti per i migranti” E i tedeschi ora si ribellano

https://www.youtube.com/watch?v=lL2jx6VLH1k

 

Kothen – “L’hanno massacrato di botte e poi dicono che è morto per un attacco di cuore?”. Alex è nato e vive a Kothen, città di circa 30mila abitanti della Sassonia-Anhalt. È sceso in piazza per protestare contro la morte di un 22enne del posto avvenuta settimana scorsa. “Voleva difendere una donna molestata da due richiedenti asilo afghani”, racconta. “Ho un’amica che lavora al pronto soccorso e dice che era praticamente irriconoscibile da gran che lo avevano pestato. Aveva delle costole rotte e la faccia sfigurata.”. Alcuni media tedeschi come Die Welt, però, dicono che il ragazzo sia morto per un’emorragia cerebrale. Altri invece parlano di decesso per un problema cardiaco. “Problema cardiaco? Ma di cosa stiamo parlando? Questo ragazzo aveva un pacemaker. Perché nessuno lo dice? Se ti pestano a sangue rompendoti pure delle costole che cosa dovrebbe succederti se non morire, quindi? Questo è un omicidio”.

La rabbia di Alex è la stessa di quella di Magde, una donna che vive a Kothen da diversi anni. Passeggia per le sue strade pattugliate da poliziotti e camionette e si dirige verso la manifestazione. “Vedi quell’edificio? È un orfanotrofio in pieno centro. Io l’ho visto anche dentro ed è davvero carino. Ecco: i due afghani che hanno ucciso il ragazzo erano ospitati lì. Tutto pagato, tutto offerto. Una vera fortuna, insomma. E questo è il loro modo di ringraziare”. Magde racconta di essere stati vittima più volte di episodi scomodi. A volte dei richiedenti asilo del posto l’hanno intimidita, altre volte l’hanno seguita fino a casa. “Era un posto così tranquillo questo. Ora non lo è più”. E poi fa una precisazione: “Io non sono contro l’immigrazione, ma sono contro queste persone che vengono qui e invece di volersi integrare ci sfidano”.

Kothen è l’ennesimo focolaio di proteste della Germania dell’accoglienza. Un paio di settimane la tensione si è incendiata a Chemnitz a seguito dell’accoltellamento di un 35enne da parte di due richiedenti asilo. “Non sono contro gli immigrati in generale – spiega un ragazzo alla manifestazione – ma contro quelli che non si vogliono integrare e spesso uccidono. Noi li chiamiamo knife-men (uomini con coltello, ndr)”. E conclude: “Oggi sono qui perché voglio giustizia per tutti questi episodi”. Poco più avanti un signore sulla cinquantina che indossa un paio di occhiali da sole spiega perché è venuto a Kothen da Berlino: “Sono qui perché un ragazzo è stato ucciso a causa della politica sbagliata del nostro governo”, afferma. “Conoscono innumerevoli casi di crimini commessi da immigrati clandestini. Solo il 10% di questi vieni riportato dalla stampa tedesca. Lo Stato vuole nasconderli. E a confermare questo fatto è stato un mio amico poliziotto”.

La manifestazione è pacifica. O almeno lo è fino a quando non inizia la contro-protesta del movimento Antifa (anti-fascisti, ndr). In queste ore media come il Washington Post si affrettano a scrivere che l’enorme dispiegamento di forza di polizia a Kothen è per prevenire possibile violenze da parte degli estremisti di destra. Ma la gente, qui, non sembra affatto essere d’accordo. E anzi, teme violenza dalla parte opposta. “Ho un’amica poliziotta e mi ha appena detto che sono qui per gli Antifa. Sono loro a essere i più violenti. Sai perché? Perché qui se sei di destra o semplicemente contro l’immigrazione sregolata diventi automaticamente un nazista. Sai quante minacce ricevono quelli iscritti all’Afd di Kothen? “, racconta una ragazza. La contro-manifestazione inizia e gli Antifa riempiono le strade parallele alla piazza principale della città. “Là ci sono miei amici, persone che conosco. E solo perché sto manifestando qui, dall’altra parte, mi vorrebbero fare del male”, spiega Magde prima di andarsene con aria seriamente preoccupata. Ecco, questo è il clima che si respira a Kothen. Il Giornale.it