Ha lasciato l’ospedale Infermi poco prima della pandemia, per andare a lavorare a San Marino. “E non sono affatto pentito della decisione presa tre anni fa”, spiega convinto Gianmarco Pedrazzi. Quarantatré anni, medico di Pronto soccorso, Gian Marco è figlio d’arte. Il padre ha lavorato tanti anni al Pronto soccorso di Rimini, mentre il fratello Gian Matteo è in servizio nel reparto di terapia intensiva. Pedrazzi dal 2019 è all’ospedale di San Marino, e lavora sempre al Pronto soccorso. “Ma la situazione è completamente diversa, rispetto a quella che c’era a Rimini”.
Sotto quali aspetti?
“Prima di tutto i carichi di lavoro. Erano davvero pesanti. Lo dico avendo passato parecchi anni al Pronto soccorso di Rimini. A San Marino c’è un’organizzazione diversa, e soprattutto c’è meno stress. Per questo, quando ho avuto la possibilità, ho deciso di trasferirmi sul Titano”.
Rimpianti?
“No, per ora sto bene a San Marino. Mi piacerebbe tornare a lavorare per l’Ausl Romagna, ma non a queste condizioni. Che sono molto diverse rispetto ai tempi in cui mio padre era in servizio. I medici del Pronto soccorso oggi sono quelli che hanno, in assoluto, maggiori responsabilità e carichi di lavoro rispetto ai colleghi di tutti gli altri reparti ospedalieri, eppure la retribuzione non è adeguata rispetto alle condizioni in cui operano”.
Quindi la sua scelta di trasferirsi a San Marino è stata dettata anche da una questione economica?
“Anche, ma non è stata quella la molla principale che mi ha spinto a cercare altrove. Noi medici di Pronto soccorso siamo quelli in prima linea, e ne siamo perfettamente consapevoli. Ma negli ultimi anni passati a Rimini il lavorato era aumentato sempre di più e erano aumentate soprattutto le tensioni con i pazienti e i loro familiari. Le condizioni sono peggiorate al punto tale che, quando mi è arrivata l’occasione, ho scelto di andarmene. Sicuramente trasferirmi a San Marino mi è servito anche a trovare nuovi stimoli”.
Una scelta di cui non si è pentito.
“Assolutamente no. Per questo capisco molto bene le difficoltà dell’Ausl nel reperire medici per il Pronto soccorso e il 118”.
Manuel Spadazzi, Il Resto del Carlino