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  • Truffe digitali: è la consapevolezza la prima difesa (di David Oddone)

    Le truffe online e telefoniche sono una minaccia concreta e sempre più sofisticata. Le notizie recenti, che spaziano da cittadini sammarinesi e donne spagnole, ci offrono uno spaccato inquietante di quanto possa essere agevole per i cybercriminali sfruttare la vulnerabilità delle persone per arricchirsi a loro spese. E ciò avviene indistintamente su tutta la faccia del globo. Prendiamo due episodi di questi giorni, come si dice, solo gli ultimi della serie. Da una parte, abbiamo il caso a San Marino in cui una signora è stata contattata da un finto bancario che le chiedeva il pagamento di inesistenti “tasse” su un presunto investimento. Dall’altra, una truffa di più ampio respiro ha coinvolto due donne in Spagna, ingannate da criminali che si spacciavano per la celebre star di Hollywood Brad Pitt, sottraendo loro oltre 325mila euro. Entrambi i casi hanno in comune l’abilità dei truffatori di manipolare la fiducia delle vittime, sfruttando dati personali e psicologia per portare a compimento l’inganno.

    Tali vicende evidenziano una questione centrale nel dibattito sulla sicurezza digitale: la responsabilità individuale nella protezione dei propri dati e la necessità di una maggiore consapevolezza collettiva. La facilità con cui i criminali accedono alle informazioni personali delle vittime, non sempre e non solo acquisite attraverso fughe di dati, ma con semplici tecniche di “social engineering”, ci obbliga a riflettere sull’importanza di difendere la nostra privacy in ogni contesto digitale. Il caso sammarinese, in particolare, solleva preoccupazioni sull’accesso a informazioni sensibili da parte di truffatori che operano dall’estero, utilizzando numeri di telefono italiani per rendere la truffa più credibile. La vulnerabilità di fronte a simili attacchi si acuisce quando le persone non hanno strumenti adeguati per riconoscere le frodi o, peggio, non sono consapevoli dei rischi connessi all’uso disinvolto dei propri dati personali.

    Certamente non è solo la responsabilità individuale a dover essere chiamata in causa. Le istituzioni, le aziende tecnologiche e le banche hanno un ruolo cruciale nel garantire che vengano adottate misure preventive efficaci per arginare queste truffe. Nel caso della finta banca a San Marino, la prontezza della cittadina nell’allertare la Guardia di Rocca e l’efficienza del sistema di segnalazione tramite WhatsApp sono esempi virtuosi di una collaborazione positiva tra cittadini e autorità.

    Le istituzioni finanziarie, dal canto loro, stanno investendo sempre di più in sistemi di autenticazione avanzata e nella promozione di campagne educative per informare i clienti sui pericoli legati alle truffe online. Allo stesso modo, le piattaforme social e di messaggistica dovrebbero rafforzare i propri controlli e algoritmi per individuare e bloccare account falsi prima che possano ingannare gli utenti, come nel caso delle donne spagnole raggirate dai finti cybercriminali che si spacciavano per una celebrità.

    L’aspetto più allarmante, d’altra parte, non è solo il danno economico, ma la manipolazione emotiva che spesso accompagna taluni raggiri. I truffatori non si limitano a sfruttare dati bancari o personali, ma entrano nel profondo delle fragilità umane. Nel caso delle fan di Brad Pitt, gli inquirenti hanno evidenziato come i criminali avessero studiato accuratamente i profili psicologici delle vittime, sfruttando la loro solitudine e il bisogno di affetto per instaurare una relazione virtuale che si è rivelata un inganno. Una forma di truffa, nota come “romance scam”, che è particolarmente insidiosa perché gioca con le emozioni delle persone, rendendo difficile riconoscere l’inganno fino a quando è troppo tardi.

    Appare evidente come la creazione di una cultura della sicurezza digitale debba diventare una priorità condivisa. La tecnologia, da risorsa straordinaria, può trasformarsi in una minaccia se usata in modo improprio. Le truffe telefoniche e online sono solo la punta dell’iceberg di un problema più vasto che riguarda la nostra capacità di gestire la crescente digitalizzazione delle nostre vite.

    David Oddone

    (La Serenissima)