Giro di vite sulla sicurezza interna: stando ai documenti che danno attuazione all’ordine esecutivo di Donald Trump sull’immigrazione illegale, la nuova amministrazione americana cambia le regole sulle espulsioni di immigrati illegali imponendo una stretta anche per quelli macchiatisi di reati meno gravi. Il dipartimento per la Homeland Security indica inoltre l’assunzione di 10mila agenti per la sicurezza di frontiera. In sostanza, stando alle disposizioni del dipartimento per la Sicurezza Interna, si estendono per categoria e quindi per quantità gli irregolari in Usa soggetti ad espulsione. Il memorandum diffuso oggi elimina le indicazioni in vigore durante l’amministrazione Obama che concentravano l’attenzione sugli immigrati illegali che avessero commesso reati gravi o costituissero una minaccia per la sicurezza nazionale. La precedente amministrazione inoltre tendeva a dedicare maggiori risorse sugli individui che avevano appena attraversato la frontiera.
Nonostante la stretta sulle espulsioni, l’amministrazione Trump lascerà le tutele esistenti per i cosiddetti ‘dreamers’, ossia gli immigranti che entrano illegalmente nel Paese come bambini. Lo hanno precisato i dirigenti della homeland security. Il programma, noto come Deferred Action for Childhood Arrivals, prevede per loro permessi di lavoro e l’immunità dalla espulsione.
Intanto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha scelto il generale H.R. McMaster come suo consigliere per la sicurezza nazionale, al posto del dimissionario Michael Flynn. Lo ha annunciato lo stesso Trump da Mar-a-Lago, in Florida. “E’ un uomo di grandissimo talento e di grandissima esperienza”, ha detto Trump di McMaster, mentre ha indicato Keith Kellogg – che ha sostituito Flynn ad interim – come chief of staff del Consiglio di Sicurezza Nazionale. Oltre ad aver servito a Kabul, in Afghanistan, il generale McMaster e’ noto per i suoi ruoli nella Guerra del Golfo, e nelle operazioni Iraqi Freedom ed Enduring Freedom.
p>Il massacro di ‘Bowling Green’ non è bastato. L’elenco dei ‘fatti alternativi’ dell’amministrazione Trump si allunga, provocando stavolta un mezzo incidente diplomatico con Stoccolma. Nel corso di un comizio stile campagna elettorale, il presidente-tycoon ha fatto riferimento ad un presunto attacco terroristico in Svezia venerdì scorso. Un attacco che però non è mai avvenuto, e che potrebbe essere frutto – secondo alcune interpretazioni – solo di confusione fra il paese scandinavo e la città di Sehwan, in Pakistan, dove 85 persone sono morte in un attacco suicida appunto venerdì.
“La mia dichiarazione su quanto accaduto in Svezia – si è difeso più tardi il presidente USA – faceva riferimento a una storia trasmessa da Fox News riguardante gli immigrati e la Svezia”. Trump fa riferimento al servizio di Fox News, la sua rete televisiva preferita, andato in onda venerdì sera su un documentario sulle presunte violenze dei rifugiati in Svezia. “C’è stato un aumento della violenza con armi da fuoco e delle violenze sessuali in Svezia da quando è stata adottata la politica delle porte aperte” ai rifugiati, ha detto Ami Horowitz, l’autore del documentario di cui Fox ha trasmesso degli estratti, riferendosi alla decisione di aprire le porte a un maggior numero di rifugiati assunta dalla Svezia.
A Melbourne, in Florida, di fronte a migliaia di suoi sostenitori, Trump era tornato su uno dei suoi cavalli di battaglia, i confini sicuri, legando l’immigrazione ai recenti attentati in Europa. Ha citato Bruxelles, Nizza, Parigi. E la Svezia. “Guardate cos’è successo in Svezia ieri sera… Chi poteva immaginarlo? Stanno avendo problemi che non avrebbero mai pensato di avere”, ha arringato Trump.
A Stoccolma hanno ascoltato e si sono interrogati, cercando di ricordare, ma alla memoria non è tornato proprio nulla. E al di là dell’ironia che ha invaso i social e i siti web già dalle prime ore, in serata la questione ha preso una piega più seria quando l’ambasciata svedese a Washington ha fatto sapere di aver chiesto spiegazioni in proposito al dipartimento di Stato.
Accerchiato da una frangia del suo stesso partito guidata dal ‘cane sciolto’ John McCain e con i democratici tentati dall’impeachment, Donald Trump nel fortino di Mar-a-Lago sta intanto sta lavorando al bando-bis sui musulmani e alla stretta sugli immigrati con espulsioni accelerate. E continua la caccia al suo nuovo consigliere alla sicurezza nazionale, posto lasciato vacante dalle dimissioni di Mike Flynn, scivolato sui rapporti troppo stretti con la Russia di Vladimir Putin.
Il presidente, circondato dai suoi più stretti collaboratori, ha cercato in questo weekend di ritrovare lo slancio della campagna elettorale. Bypassando i ‘media disonesti’, è tornato a parlare ai suoi sostenitori cercando un dialogo diretto senza i filtri della stampa. “L’agenda dei media non è la vostra agenda”, ha arringato i suoi fan, bollando stampa e affini come “nemici degli americani”. Parole durissime, che creano spaccature anche fra i suoi uomini: il segretario alla Difesa, John Mattis, ha preso le distanze dal presidente, affermando di non considerare affatto i media dei nemici. Le critiche più feroci arrivano però da McCain che, senza mezzi termini, affianca la figura di Trump a quella di un dittatore. Ansa