“Mi piacerebbe fare il Papa. Sarebbe la mia prima scelta.” Con la consueta dose di provocazione, Donald Trump ha rubato la scena con una battuta destinata a far discutere, in un comizio a tutto campo nel cuore del Michigan, lo Stato simbolo dell’industria automobilistica americana.

L’ex presidente – che ha definito i suoi primi 100 giorni del nuovo mandato “i migliori di sempre” – ha celebrato i suoi traguardi tra ovazioni e slogan, oscillando tra umorismo, populismo e minacce commerciali. Sul palco, davanti a una folla adorante, ha toccato ogni tema caldo, ma ha strappato un sorriso (e qualche titolone) proprio con quell’inaspettato riferimento al papato: “Non ho preferenze su chi sarà il prossimo pontefice, ma a New York c’è un cardinale che può fare il lavoro”, ha aggiunto, forse alludendo a Timothy Dolan.
Dazi e promesse d’oro
Ma il tono è tornato subito duro parlando di dazi: Trump ha mostrato flessibilità sulle scadenze per l’industria automobilistica, ma ha anche lanciato un monito chiaro: “Chi non riporta la produzione in America verrà massacrato.” E ha promesso una “nuova età dell’oro”, con accordi commerciali “equilibrati” anche con la Cina.
Biden, Powell e i migranti nel mirino
Nel suo mirino, come sempre, Joe Biden, definito “il peggior presidente della storia”, e la Federal Reserve, accusata di rallentare la ripresa economica. Pur senza nominarlo direttamente, Trump ha attaccato Jerome Powell: “L’inflazione è in calo, ma io sui tassi ne so più di lui”, ha detto, rivendicando una visione economica “di buon senso”.
Ampio spazio è stato dedicato all’immigrazione: Trump ha annunciato un crollo “del 99,9%” degli ingressi illegali dal Messico, esagerando i numeri come da copione: “Solo tre persone sono entrate”. Poi l’affondo ai giudici: “Rallentano la nostra azione. Ma nulla fermerà la mia missione di rendere l’America di nuovo sicura.”
Marte, Musk e… Bezos al telefono
Il comizio è stato anche l’occasione per tornare a sognare lo spazio: Trump ha ribadito il desiderio di vedere astronauti americani piantare la bandiera su Marte. Parole d’elogio per Elon Musk – definito “un vero americano” – e frecciate ad Amazon, accusata di voler politicizzare i prezzi evidenziando l’impatto dei dazi.
Una telefonata con Jeff Bezos, confermata da Trump, avrebbe però calmato le acque. “È stato fantastico. Ha risolto il problema e ha fatto la cosa giusta”, ha detto, lasciando intendere che i rapporti tra i due ora siano “veri”, a differenza del primo mandato.
Bezos, Kuiper e la guerra nello spazio
Mentre Trump sfoggia Musk come alleato, Bezos tenta il recupero nello spazio con il lancio dei satelliti del Progetto Kuiper, rivale diretto di Starlink. Dopo ritardi e miliardi di investimento, Amazon punta ora a offrire internet ultraveloce in ogni angolo del mondo, persino in zone di guerra. La posta in gioco è altissima, e ogni passo – anche politico – conta.