Turismo, Riviera in crisi causa “povertà”? Macchè: la microcriminalità “importata” svuota le spiagge… E pure San Marino rischia di contare i cocci … di Enrico Lazzari

Cari lettori, immaginatevi San Marino, il Titano che si pavoneggia come un galletto romagnolo, con i suoi castelli lucidati come piadine appena sfornate e mercatini medievali che urlano “venite, turisti!” come venditori di cocomeri ghiacciati a Ferragosto.

In questo 2025, la Repubblica tira fuori il massimo: oltre 2 milioni di visitatori, un +1,7% nel primo trimestre rispetto al 2024, con più di 100 eventi tra balestre, concerti pop e sagre che sembrano uscite da un jukebox d’epoca. Confermare i numeri del 2024, anno d’oro, in un contesto di spiagge romagnole che crollano come castelli di sabbia sotto la pioggia, è un’impresa da standing ovation. Eppure, il Titano trema, perché il suo destino è incatenato alla Riviera Romagnola, un tempo regina delle vacanze e oggi un litorale che sembra il set di un film di zombie, con ombrelloni chiusi e albergatori che singhiozzano come pescatori senza reti.

La crisi romagnola è una zavorra che minaccia di trascinare San Marino nel fango, e il teatro dell’assurdo è che nessuno ha il fegato di puntare il dito sul vero colpevole: non solo i portafogli vuoti, ma un’insicurezza che puzza di accoglienza woke, immigrazione incontrollata e microcriminalità da Bronx con l’aroma di piadina.

I numeri non hanno la lingua biforcuta dei politici locali. La Riviera Romagnola, con Rimini in testa, è in ginocchio: presenze giù del 15%, fino al 25% in Emilia-Romagna, hotel mezzi vuoti per settimane e tariffe tagliate come prosciutto a una sagra di paese. Luglio 2025? Una Caporetto, con spiagge desolate come dopo la tempesta dei giorni scorsi; agosto zoppica, con sconti da bancarella del Khan el-Khalili al Cairo. Nel 2024 (fonte: Regione Emilia-Romagna), la Riviera emiliano-romagnola sfoggiava 5,9 milioni di arrivi e 27,4 milioni di presenze (+2,8% sul 2023), ma quest’anno il trend è imploso.

Intanto, l’Italia conta 36,1 milioni di italiani in vacanza, che spenderanno complessivamente 41,3 miliardi di euro (Confcommercio/Tecnè) con una crescita dell’1,7% rispetto al 2024. Puglia, Sardegna e Trentino sorridono con arrivi in aumento (ANSA), mentre Rimini conta lettini vuoti. Gli italiani non sono poveri, cari balneari: spendono, ma altrove.

E qui casca il turista, a gambe levate. Rimini non è più il nido caldo di cappelletti e famiglie felici, ma un ring dove la microcriminalità urla più di uno spot di Mastrota. I dati ufficiali blaterano di un calo – denunce a 5.827 ogni 100mila abitanti nel 2023 (-7% sul 2022), reati predatori giù del 16% a giugno 2025 –, ma 5.800 denunce ogni 100mila abitanti restano un’enormità, altro che sicurezza, specie percepita. Le cronache alcuni giorni paiono un bollettino di guerra: furti in spiaggia, risse sul lungomare, spaccio di droga come se fosse zucchero filato, spaccate, rapine, aggressioni… Il 70% dei 64 episodi più rilevanti narrati nelle cronache locali da maggio a questo agosto coinvolge immigrati – albanesi, marocchini, nordafricani… – spesso clandestini che trasformano la stazione di Rimini in un comitato d’accoglienza “tossico”. Clandestini espulsi che tornano come boomerang, ricercati internazionali beccati in hotel come star in vacanza premio: questa è l’immagine che trasmette la Riviera 2025, un luna park del degrado dove il turista scende dal treno e teme un “benvenuto” a fendenti di coltello.

La percezione è tutto, signori. Anche se i reati calano, 5.800 denunce ogni 100mila abitanti sono un pugno nello stomaco. La gente percepisce il caos, teme rapine e coltellate, e cambia meta. Rimini non è più – nell’immaginario collettivo del ragioniere torinese o della casalinga di Voghera – la culla della spensieratezza, ma un’arena dove il bagnante si guarda le spalle come un pollo in un nido di volpi. Le famiglie, cuore del turismo romagnolo, così, scelgono Trentino o Sardegna, dove non devono temere di essere stuprati – magari solo nell’anima – sotto l’ombrellone.

È l’eredità di anni di accoglienza woke, un’utopia da sognatori con gli occhiali arcobaleno che hanno spalancato le porte a irregolari e clandestini, trasformando il lungomare in un suq di spaccio e il parco Fellini in un set di “Gomorra”. Non è razzismo, è buonsenso: quando il 70% dei reati di strada è legato a immigrati, spesso senza documenti, il turista medio – quello con bambini e mutuo – prenota altrove.

San Marino, nel frattempo, suda sette camicie per restare a galla. Il Titano ha fatto i salti mortali: 2 milioni di arrivi nel 2024, confermati nel 2025 con un +1,7% nel primo trimestre, grazie a eventi costosi come rievocazioni storiche e concerti da jukebox d’epoca. Il Segretario al Turismo si vanta di un settore “sano” – e per ora lo è, grazie a sforzi titanici – ma senza la crisi romagnola, chissà che boom di visitatori avrebbe registrato in questo 2025 la Repubblica? San Marino è come un oste che prepara un banchetto di cappelletti e strozzapreti, ma i clienti latitano perché la strada per raggiungerlo è un sentiero di briganti.

La dipendenza dalla Riviera è una condanna: se Rimini affonda, il Titano barcolla, per quanto lucidi i suoi cannoni a salve.

E allora, cari amministratori romagnoli e romani, smettetela di raccontarci la favola della “povertà” come unica causa. Gli italiani spendono 35 miliardi, non sono alla fame: scappano perché la Riviera è un Bronx al sapore di piadina, dove la sicurezza è evaporata come l’acqua di un bagnoasciuga a Ferragosto. Colpa di chi? Di governi nazionali che hanno predicato l’accoglienza woke mentre scaricavano il caos sulle coste e le città, e di politici locali che si nascondono dietro numeri farlocchi o scuse umanitarie, come venditori di tappeti che giurano sulla qualità della loro paccottiglia.

Avete trasformato Rimini in un bazar di irregolari, con politiche scritte da utopisti in preda a deliri arcobaleno. Basta con queste illusioni: da Roma a Rimini, servono controlli ferrei, espulsioni lampo e una Riviera che torni a essere un rifugio rassicurante, non un campo di battaglia.

San Marino, che spende e si svena per attirare turisti, non può reggere da solo. Agite, cari politici, ripiegate quella bandiera rossa ormai lisa, sferrate un sonoro calcio nel sedere a quel “woke” che vi sta distruggendo, o preparatevi a raccogliere le macerie di un’economia turistica in frantumi. La Riviera sarà una cartolina stinta, e il Titano un museo vuoto, con l’unica frastuono che sarà quello delle vostre promesse rotte. Sveglia… o, se – in Romagna o a Roma – preferite continuare a sognare, fate un favore a romagnoli e sammarinesi: togliete il disturbo, prima che i danni diventino irreparabili.

Enrico Lazzari