
(ANSA) – FERMO, 09 FEB – Pakistani lavoravano nei campi
nel Sud delle Marche con turni massacranti, senza interruzioni e
fruizioni di pausa pranzo, riposi festivi e settimanali, dietro
l’erogazione di un compenso (in gran parte dei casi corrisposto “in nero” per occultare gli effettivi orari di servizio) ben al
di sotto del salario minimo previsto dal contratto nazionale di
categoria. Lo hanno scoperto i finanzieri del Comando
provinciale di finanza di Ancona con l’operazione “Country
workers”: sotto l’egida della Procura di Fermo, hanno concluso
un’indagine di polizia giudiziaria per stroncare un “radicato
fenomeno di sfruttamento illecito della manodopera irregolare”
che coinvolgeva una cinquantina di lavoratori impiegati in una
decina di aziende; a gestirlo sarebbe stato un imprenditore di
origine pakistana, domiciliato a Fermo, a carico del quale è
stata applicata la custodia cautelare in carcere. Altre 12
persone sono state denunciate a vario titolo.
Il presunto caporale, secondo l’accusa, per fornire
manodopera a basso costo a imprese agricole, arruolava
connazionali in evidente stato di bisogno – poiché irregolari in
Italia o regolari ma con la necessità di lavorare per garantirsi
i mezzi necessari per rinnovare o ottenere il permesso di
soggiorno e per mantenere propri familiari – destinandoli a
lavoro in condizioni di sfruttamento. Le indagini, eseguite dal
Gico del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Ancona, sono
scaturite dall’esame di movimentazioni bancarie sospette:
l’arrestato avrebbe anche preteso da ogni operaio una quota
giornaliera di 5 euro per spese di trasporto e consumo del
carburante; quando non erano al lavoro nei campi, i braccianti
erano costretti a dimorare in abitazioni fatiscenti. In base
alle indagini, la Procura ha richiesto e ottenuto la misura
cautelare eseguita. Il provvedimento interviene nella fase delle
indagini preliminari ed è basato su imputazioni provvisorie che
dovranno trovare riscontro in dibattimento e nei successivi
gradi di giudizio, nel rispetto della presunzione di innocenza
fino a sentenza definitiva. (ANSA).
—
Fonte originale: Leggi ora la fonte