Caso emblematico questo dell’Eni.
Due volte emblematico.
La Procura di Milano indaga l’Eni, la più grande azienda italiana, il nostro vero Ministero degli Esteri. Una potenza nel mondo. Un motivo di vanto ed un pezzo importante di Pil, di investimenti, di tecnologie, di occupazione.
Bene, tre anni fa i top manager vengono messi sotto inchiesta con l’accusa di aver pagato una tangente di oltre un miliardo per una concessione petrolifera in Nigeria.
Ad un ex ministro nigeriano titolare di quella concessione.
Un Tribunale, un giudice, ha stabilito che non c’è stato reato. Nulla di fatto.
Tre anni di processo, indagini, gogna mediatica, sputtanamento mondiale, perdite economiche, mancati investimenti, crollo di reputazione negli affari nel modo.
Un’altra azienda sarebbe già fallita. E infatti molte aziende sono così fallite.
Nessuno paga. Caso emblematico.
Ma in questo caso c’è un altro fatto emblematico.
Di solito le notizie di assoluzione sono tenute nascoste dai giornali.
I giornali sono complici delle Procure quando il caso mediatico monta.
Quindi nascondono le notizie che lo smontano.
In questo caso no.
Perché l’Eni e l’Eni. Una capacità di comunicazione rilevante. Uffici stampa potenti.
E poi spende molti soldi per la pubblicità sui giornali.
Quindi grande evidenza dell’assoluzione.
È giusto così. Ma evidenzia l’ingiustizia per tutti gli altri.
La libera stampa… e la giustizia giusta… capito?
Sergio Pizzolante
