“Tuttti con Oriana”. Soldatessa anti-Islam

oriana fallaciNON È solo questione di «lei l’aveva detto». Né se sia intellettualmente più avanti Oriana Fallaci o Tiziano Terzani, due grandi giornalisti che hanno conosciuto il mondo e si sono fatti idee diverse sull’Islam. Oriana era una donna leggendaria, che rivendicava il diritto a odiare perché – parole sue – l’odio è all’origine della guerra religiosa. Dopo l’apocalisse di Parigi, possiamo dire che fra odio e integrazione non ci sia partita: la «Crociata alla Rovescia» sta polverizzando quel po’ che restava della politica di dialogo e ha elevato la Fallaci a santa anti islamica. Strattonata sui social network da genuflessioni postume di giovani che magari nemmeno l’hanno letta (stanno rimediando, perché su Amazon i suoi libri sono balzati al secondo posto nella hit delle vendite) ma che hanno percepito la spietata sincerità delle sue invettive.

OVVIO, lei ha tutti i titoli per incarnare la rabbia e l’orgoglio. E anche qualche medaglia, come quando si strappò il chador davanti all’ayatollah Khomeini, infastidito dalle domande sulla condizione femminile in Iran. Esperienze come questa la convinsero che con i fondamentalisti non era possibile trattare. Ragionarci era impensabile. Considerarli con indulgenza un suicidio. Non aveva dimenticato di aver visto in Bangladesh, in Iraq, in Libia, «donne mussulmane la cui vita vale meno di una vacca o di un cammello». Che civiltà era mai questa, con la quale le chiedevano di dialogare?
Perciò aveva provato a dire: «Non esiste un Islam buono e uno cattivo. Siamo in guerra e il nemico è in casa nostra».
Aveva messo in guardia il mondo, non solo attraverso le «brillanti lezioni di intolleranza» – così le definì sarcasticamente Terzani – che seguirono l’attentato delle Torri Gemelle. Oriana aveva capito vent’anni prima dell’11 settembre 2001, che l’Islam radicale sarebbe uscito dallo scacchiere internazionale per dichiarare guerra all’Occidente. C’è un suo romanzo che si intitola Insciallah, nel quale racconta del Libano che sta diventando una miscela esplosiva di politica e religione, laboratorio del terrorismo futuro.
La spaventava l’arroganza del popolo che si stava facendo largo a forza di moschee che invadevano le nostre città senza rispettare i luoghi cristiani. Come quella volta (2000) che in piazza del Duomo a Firenze, un gruppo di somali accampò delle tende per protesta, trasformò la piazza in un gabinetto pubblico. Mentre le campane della cattedrale venivano soffocate dalla «vociaccia sguaiata del muezzin». Replicava: «Io non vado a cantar Paternostri e Avemarie dinanzi alla tomba di Maometto. Non vado a fare pipì sui marmi delle loro moschee. Tantomeno a farci la cacca».
Nessuno ebbe il coraggio di farli sloggiare. Per paura di apparire razzisti. La sinistra ideologica la considera ancora oggi, nonostante tutto, una voce ingombrante. A Firenze, così come le fu negato il Fiorino d’oro, il riconoscimento più alto della città ai grandi fiorentini, non le hanno ancora intitolato una strada. Di lei si era impossessata la destra, etichetta impropria per una che è stata staffetta partigiana e antifascista. Obbediva solo alla sua verità, senza calcoli. Fallaci guerrafondaia? Oggi diremmo che non si sbagliava.
Questa posizione l’ha portata ad atteggiamenti di sfida verso la Chiesa. Con Giovanni Paolo II ebbe un confronto aspro sul rapporto Islam-Occidente. Lo provocò: «Santità, è vero che tempo fa lei chiese ai figli di Allah di perdonare le Crociate fatte da suoi predecessori, per riprendersi il Santo Sepolcro? Boh! ma loro le hanno mai chiesto scusa per il fatto di esserselo preso?». Incontrò Benedetto XVI un anno prima di morire, il 27 agosto 2005 a Castel Gandolfo. Un’atea portabandiera della guerra all’Islam con il papa della religione dell’amore. Si parlò di conversione ma è difficile che Oriana abbia avuto ripensamenti sull’Islam.
FRUGANDO fra le sue idee, c’è anche quella dell’Eurabia, futuro della nostra Europa: «È l’immigrazione e non il terrorismo l’arma su cui contano per conquistarci e annientarci tutti».
Tiziano Terzani dopo l’attentato di New York, teorizzava il superamento della vendetta: non c’è stata al mondo una guerra che abbia messo fine a tutte le guerre. Invocava «campi di comprensione» invece che campi di battaglia, non immaginando nemmeno lui il livello di efferatezza dell’Isis. Fallaci e Terzani sono comunque protagonisti delle contraddizioni sul web. Come Coppi e Bartali, interpreti di un’Italia che si divide sempre, fra chi chiede scusa a Oriana per non averla ascoltata e chi sostiene che aveva torto marcio. Ma oggi prevale la paura, la stessa che Oriana Fallaci aveva anticipato. Cassandra dell’informazione o lucida profeta?

Resto del Carlino