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(ANSA) – ROMA, 11 GEN – C’era un tempo in cui questo tipo di
repertorio era la manna dei collezionisti, erano i tempi dei
bootleg fatti di preziose “alternative takes” o di versioni
acustiche che acquistavano un sapore quasi mitico. L’avvento del
digitale e anche la consapevolezza che nei cataloghi, negli
armadi e nei cassetti ci sono dei tesori, hanno trasformato
questo repertorio “collaterale” in una produzione ufficiale.
Gli U2 sono andati più in la: hanno deciso di rileggere il
loro repertorio più celebre, creando loro, oggi, versioni
alternative proprio di quei pezzi che li hanno portati nella
storia del rock. Basta ascoltare “Pride: in The Name of Love”,
il singolo che anticipa la pubblicazione di “SONGS OF
SURRENDER”, una collezione di 40 brani, scelti tra i più
importanti del catalogo degli U2, ri-registrati e ri-immaginati
per il 2023. La prima impressione è quella di un provino:
chitarra acustica, la voce di Bono quasi baritonale, niente
batteria e soprattutto nulla dell’epica rock tipica degli U2.
Per i collezionisti sarebbe una scoperta, ma molto diverso è il
fatto che questa versione sia stata suonata oggi e che fa parte
di un progetto il cui obiettivo è proprio rileggere, in certi
casi riscrivere, il repertorio.
Come indossare una maschera con gli occhiali e il naso finti
o come quella di Zorro, sperando che nessuno ti riconosca.
Se pensiamo a Bono che ha detto di vergognarsi di alcuni dei
brani degli U2 e aggiungiamo questa irresistibile voglia di
rileggere la propria storia, possiamo facilmente arrivare a una
crisi di identità. (ANSA).
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