
(ANSA) – NAPOLI, 05 APR – Nuove accuse della Dda di Napoli
per il boss al 41bis Arcangelo Abete: gli inquirenti contestano
all’ex capo delle “Cinque Famiglie” di Secondigliano il ruolo di
mandante dell’omicidio di Giovanni Candone, un “traditore”
secondo Abete, ucciso il 21 ottobre del 2011 perché scelse di
passare nel gruppo della Vinella Grassi. A lui e ai due presunti
killer lunedì scorso è stato notificato un arresto in carcere.
Candone cadde in una trappola: gli venne dato appuntamento
davanti a un bar in via Fosso del Lupo dove poco dopo giunse il
sicario con un casco integrale in testa e una pistola in mano.
La vittima capì subito che si trattava di un agguato e tentò una
breve e inutile fuga ma venne raggiunto e ucciso dal killer.
Dopo l’omicidio il sicario fuggì in sella a una moto guidata da
un complice. Secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri della
compagnia Vomero di Napoli, coordinate dal sostituto procuratore
Maurizio De Marco, l’omicidio di Candone si inquadra in un’
epurazione interna alle “Cinque Famiglie” di cui facevano parte
il gruppo della Vinella Grassi insieme con le famiglie Leonardi,
Abbinante, Marino e Abete-Notturno.
Fu proprio un sicario della Vinella a eseguire l’ordine di
morte del boss, fortemente intenzionato a punire Candone che lo
aveva preferito proprio alla Vinella che però rispondeva solo ed
esclusivamente ad Abete.
Secondo le ricostruzioni formulate dalla Direzione Distrettuale
Antimafia, inoltre, l’atteggiamento tirannico di Arcangelo
Abete, detenuto al 41bis nel carcere di Milano dal 2011, innescò
la terza faida di Scampia. Le misure cautelari sono state
notificate anche ai presunti killer dell’omicidio Candone: Fabio
Magnetti e Alessandro Grazioso. (ANSA).
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