Ucraina: la Nato accelera sulle munizioni, Lavrov minaccia

La nuova massiccia offensiva della Russia contro l’Ucraina, a un anno dall’invasione di terra, è in una fase di preparazione molto avanzata, se non addirittura “già
iniziata”: movimenti al confine di truppe e mezzi – aerei compresi – non sono passati inosservati, così come le navi nucleari nel Baltico e 4 caccia russi che lunedì hanno sfiorato l’Alaska. Stati Uniti ed Europa intendono quindi accelerare sulla consegna di armi a Kiev che le consentano di difendersi e vincere sul campo di battaglia. Unico modo – secondo l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell – per arrivare ad un negoziato, e quindi alla pace. Mentre da Mosca continuano invece ad arrivare minacce sempre meno velate all’Occidente, in attesa del discorso che il 21 febbraio Vladimir Putin terrà davanti al Parlamento russo.

Una nuova allarta aerea su vasta scala ha interessato nella notte l’intera Ucraina, con esplosioni avvertite a Kremenchuk nell’oblast di Poltava, nell’Ucraina centrale, mentre il governatore dell’oblast di Leopoli, Maksym Kozytskyi, ha esortato i residenti a rimanere nei rifugi ed ha riferito che le forze russe hanno colpito ‘infrastrutture critiche’. A Pokrovsk, nell’oblast ucraino di Donetsk, si contano tre morti e 11 feriti in seguito all’attacco missilistico di ieri.

La Russia invece starebbe subendo pesanti perdite durante il suo assalto continuato alla città di Bakhmut, secondo quanto affermano le autorità di Kiev, citate dai media ucraini. Il gruppo mercenario privato Wager e agli altri i gruppi militanti sostenuti dalla Russia attivi nell’Ucraina orientale starebbero perdendo fino all’80% di alcune delle loro unità d’assalto, ha dichiarato il viceministro della Difesa ucraino Hanna Malyar su Telegram. 

Per gli alleati però non è ancora il momento di fornire i jet richiesti dagli ucraini per proteggere i propri cieli dove oggi sono stati intercettati, e in parte abbattuti, anche sei presunti palloni-spia sulla capitale. Per ora il premier svedese Ulf Kristersson, presidente di turno dell’Ue in visita a Kiev da Volodymyr Zelensky, ha proposto la creazione di una coalizione che decida sugli aerei da combattimento. Ma intanto la Nato ha deciso di incrementare urgentemente la produzione di munizioni, di artiglieria come di contraerea, che dopo 12 mesi di guerra cominciano a scarseggiare anche tra gli alleati.

Il segretario generale Jens Stoltenberg ha annunciato, al termine del Consiglio dei ministri della Difesa dell’Alleanza, che oltre agli Usa e alla Francia anche la Germania, la Norvegia e altri Paesi membri hanno firmato contratti con le aziende del settore per incrementare la produzione: “Si stanno rafforzando sia le linee produttive esistenti che investendo in nuove fabbriche”. “Siamo totalmente concentrati a fornire capacità e non solo mezzi”, ha quindi sottolineato il capo del Pentagono, Lloyd Austin, dicendosi convinto che “gli ucraini avranno buone possibilità di fare una differenza significativa sul campo di battaglia e di stabilire l’iniziativa. Ed essere in grado di sfruttare questa iniziativa in futuro”.

Un futuro che potrebbe essere imminente: “La guerra si deciderà questa primavera e questa estate”, ha previsto Borrell, ribadendo la necessità di “aiutare l’Ucraina a vincere”. Un attivismo che a Mosca non risulta ovviamente gradito. In Ucraina l’Occidente sta raggiungendo “il punto di non ritorno” cercando di circondare la Russia e trasformarla in uno “Stato canaglia”, ha tuonato il ministro degli Esteri Serghei Lavrov alla Duma, deciso a “porre fine al monopolio occidentale” e a costruire al suo posto “un sistema globale che impedisca di perseguire interessi egoistici e che sia basato invece su un equilibrio giusto e universale, come previsto dalla Carta dalle Nazioni Unite”.

La Russia ha intanto chiesto una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu sul sabotaggio al gasdotto Nord Stream di settembre scorso che secondo un’inchiesta del
giornalista di Seymour Hersh sarebbe stato causato dagli Usa con l’aiuto della Norvegia. “E’ stato un atto terroristico” degli Usa contro la Russia e contro la Germania, per far sì che “Berlino non abbia più un ruolo”. 

Anche il delfino di Vladimir Putin, Dmitry Medvedev, non ha perso occasione per attaccare via Telegram l’Europa, nelle persone della presidente della Commissione Urusla von der Leyen (“una ginecologa che non capisce di economia”) e dello stesso Borrell, reo di “invocare una fine vittoriosa della guerra”. “La fine dell’Ucraina, ovviamente!”, ha replicato l’ex presidente russo. Parole che rendono difficile ipotizzare che possa aprire uno spiraglio di dialogo con questa leadership russa: nel dopoguerra, ha tagliato corto Borrell, “probabilmente avremo bisogno di nuovi leader in Russia, che magari aiutino la riconciliazione”.


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