Ucraino Nikitin, tutto il mondo chieda a Putin di ritirarsi

(di Mauretta Capuano) (ANSA) – PORDENONE, 17 SET – Combattere, fare i conti con “il
grande odio dei russi verso gli ucraini che ha portato questa
guerra o che forse si spiega con la propaganda”. Lo scrittore
Aleksej Nikitin, voce ucraina
fra le più significative della scena letteraria contemporanea,
parla della situazione del suo Paese al suo arrivo a
Pordenonelegge. Non era scontato che fosse qui in presenza
perché le domande per “attraversare la frontiera sono tante.
    Ogni giorno dal Paese escono decine se non centinaia di persone”
dice. Ha voluto essere alla Festa del Libro con gli Autori per
raccontare come la cultura resiste sotto le bombe e presentare
il suo ultimo romanzo “Bat Ami. Di fronte al fuoco” che uscirà
in Italia nel 2024 per Voland.
    “Noi ci difendiamo, combattiamo. Putin deve ritirare il
proprio esercito. Gli intellettuali di tutto il mondo dovrebbero
fare pressione affinché il governo russo ritiri le forze armate,
mentre l’Ucraina sta difendendo la vita dei propri cittadini”
afferma lo scrittore che vive a Kiev. “Per me la guerra è
iniziata con un missile abbattuto vicino a casa mia il 24
febbraio. Molta gente non sapeva neanche cosa fosse quel pezzo
di ferro. Poi è partito un processo così veloce che forse solo
ora possiamo comprenderlo. Le mie preoccupazioni sono legate al
futuro paese, a come terminerà tutto” sottolinea.
    Nel romanzo racconta la storia di una parte della sua famiglia,
di una coppia formata da moglie ucraina e marito ebreo. Siamo
negli Anni Trenta del secolo scorso con la seconda guerra
mondiale, l’Olocausto e l’evacuazione. “Il libro si avvale del
supporto di documenti che sono rimasti a lungo secretati che ci
permettono di avere un nuovo sguardo sulla situazione di allora.
    E’ una storia di grandi emozioni e reazioni emotive. Di
situazioni difficili che in qualche modo ci collegano all’oggi”
dice.
    Ma ora Nikitin è alle prese con la guerra attuale e “l’attività dello scrittore è molto difficile perché la
scrittura richiede una concentrazione che adesso va in un altra
direzione” afferma.
    “E’ molto difficile capire cosa abbia in mente Vladimir Putin e
come potrebbe svilupparsi la situazione. Putin non vede la
realtà nel modo adeguato, la situazione gli scappa di mano e
tutti questi eventi lo confermano. In quanto a noi, non abbiamo
scelta, agiamo secondo il detto ‘fai quello che devi fare e
arriverà quello che deve arrivare’” dice all’ANSA Nikitin che
agli intellettuali russi non chiede “niente perché c’è una vera
e propria catastrofe intellettuale. Una buona parte di quelli
che possiamo considerare intellettuali russi è emigrata, è
andata altrove, fuori. Pochi dei rimasti, per le circostanze in
cui si trovano, possono fare qualcosa. Mentre la maggioranza
degli intellettuali è solo parte della macchina propagandistica
e noi veramente non comprendiamo come si sia potuti arrivare a
questa situazione. Ancora prima della guerra, nel 2019 e nel
2020 molti russi sono venuti in Ucraina, hanno lasciato la
Russia, sono a favore dell’Ucraina e questa è la forza
importante sulla quale possiamo contare. Questa parte di russi è molto attiva e pronta a combattere fisicamente contro il
regime putiniano. E parlo di persone importanti, a livello degli
onorevoli e della Duma” racconta Nikitin.
    Certo, da questa guerra “è emerso l’odio dei russi verso gli
ucraini, tanto odio. Non so se è il risultato della propaganda o
se ci siano altre motivazioni, ma questo odio è veramente
forte”. E non si stanca di ripetere: “l’Ucraina non ha scelta perché
la sua sconfitta sarebbe l’inesistenza, vedere cancellato lo
Stato, il popolo ucraino, la lingua e la cultura. Non c’è modo,
bisogna vincere. Però dobbiamo capire cosa intendiamo con la
parola vittoria perché si può anche vincere e sentire una
sconfitta morale” spiega Nikitin che non ha mai lasciato Kiev.
    “Ero convinto che i russi non avrebbero mai occupato la città. Forse sono stato un po’ ottimista perché quando abbiamo visto il
loro ritiro, all’inizio di aprile, abbiamo visto quanti erano,
veramente tanti. E’ stato un vero miracolo perché con quel
piccolo esercito che avevamo a disposizione si è fatto veramente
tanto” dice lo scrittore che nei prossimi giorni sarà a Bologna.
    (ANSA).
   


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