Molte attività, come è giusto che fosse nel momento di inizio
emergenza Covid19 e cioè il 9 marzo improvvisamente sono state chiuse e fino
al 4 maggio resteranno chiuse, con azzeramento dei propri fatturati e quindi
per ricaduta logica, azzerando o diminuendo di moltissimo anche la liquidità
dei proprietari, anch’essi consumatori di questa Repubblica.Altre hanno operato con le consegne a domicilio, ma anche qui,
con introiti notevolmente diminuiti rispetto alle operatività ordinarie e
quindi liquidità molto inferiore anche come consumatori.Altre ancora sono rimaste aperte ma operando al 50% e mettendo i
lavoratori restanti in CIG, quindi, con una liquidità inferiore del
consumatore anche in questo caso.Con la diminuzione dell’allarme per il Covid19, mantenendo
chiaramente un allerta forte all’involversi speriamo della pandemia, è
giunta l’ora di attuare la prossima fase. Prevedere una riapertura graduale
di tutti gli esercizi, chiaramente in linea con le precauzione e i
comportamenti idonei a contenere lo sviluppo e la diffusione del COVID 19.UCS ritiene, sentiti i suoi iscritti, che bisogna, prima del 4
maggio aver già strutturato un percorso sugli scaglioni di riapertura.Qualcuno potrebbe chiedersi perché UCS, associazione dei
Consumatori entri in queste dinamiche di prevalenza datoriale.La risposta è semplice, spiega il suo Presidente, Francesca
Busignani: “se non riparte l’economia attraverso le riaperture, con le
dovute precauzioni, visto che purtroppo dovremmo convivere col virus per
lungo tempo, il consumatore si troverà ad avere una liquidità sempre più
esigua. Il consumatore è anche il proprietario di esercizi chiusi, è
consumatore il lavoratore di ditte in regime di CIG, è consumatore il libero
professionista che non lavora etc etc. Oltretutto, se le riaperture verranno
posticipate in toto, si andrà incontro anche ad un altro fattore e cioè, che
al momento della fine del lokdown, i consumatori avranno in tasca pochi
soldi e avranno eroso i propri risparmi, quindi gli acquisti o i pagamenti
in genere, subiranno una diminuzione ancora più marcata.Questo genererebbe, a parte l’impoverimento della liquidità del
consumatore, anche una mancanza di introiti allo Stato, sia per le
tassazioni dirette che indirette; che a loro volta, originerebbero un
ulteriore ammanco nelle casse dello Stato, che si troverebbe probabilmente,
ancor più in difficoltà nel poter pagare con percentuali dignitose la
malattia, innestare liquidità nel comparto sanitario e in ogni comparto che
deve essere sostenuto ma che ha un costo sullo Stato e forse, per far fronte
ad alcune uscite, potrebbe contemplare tagli o diminuzioni in alcuni ambiti,
generando purtroppo un ulteriore decrescita.Nel DL 63 si è tentato di dare sostegno ai nuclei familiari e
alle imprese e di ciò ringraziamo il Governo per la condivisione nel
percorso e per aver accolto diversi suggerimenti di UCS, ma è palese che se
le casse dello Stato fossero state più capienti gli interventi sarebbero
stati più cospicui, come è palese che se non riparte l’economia e non arriva
liquidità da fuori, probabilmente non si riuscirà a mettere in campo
nient’altro o poco altro per aiutare chi è in difficoltà, perché ci saranno
pochi flussi d’entrata di cassa. Tenendo presente oltretutto che se riparte
l’economia, le stesse famiglie in difficoltà così come le aziende
diminuirebbero progressivamente.È un po’ come la storia della rana nella pentola d’acqua sul fuoco,
all’inizio l’acqua è fredda e la rana non avverte pericolo, poi inizia a
scaldarsi ma non capendo l’imminente pericolo letale ancora non si muove,
poi diventa bollente, ma la rana si è indebolita troppo e non ha più la
forza di reagire. San Marino non può permettersi di fare come quella rana e
siamo certi che il Governo questo ce l’abbia ben presente.L’economia deve ripartire, o San Marino si troverà, nell’ipotesi migliore,
con migliaia di consumatori in “decrescita felice” e questo è un termine, ma
soprattutto una condizione che forse per qualcuno è tollerabile e
sopportabile, per noi NO, quindi ribadiamo la nostra disponibilità a
confrontarci e a dare il nostro contributo perché ciò non avvenga”.Francesca Busignani
Presidente UCS
