Udienza Reggenza per presentazione Fondo Ronchey

Ecc.mi Capitani Reggenti ho l’onore di presentare alle LL.EE. la dottoressa Silvia Ronchey, storica, bizantinista, docente presso la Scuola Superiore di Studi Storici dell’Università di San Marino, autrice di numerose pubblicazioni di successo, figlia del compianto Alberto Ronchey, grande giornalista, prolifico scrittore, ministro della Repubblica Italiana.

Mi sia permesso Ecc.ze spendere alcune considerazioni su questo personaggio, venuto a mancare lo scorso 5 marzo, all’età di 84 anni.

Scrisse di lui Indro Montanelli: «Credo che Ronchey sia il giornalista europeo che più a fondo ha scavato nei problemi del mondo, che meno ha concesso al sensazionalismo e al colore».

Profeta della moneta unica, Alberto Ronchey ha coniato due neologismi entrati oramai nel linguaggio comune: il primo, “lottizzare”, usato per descrivere la spartizione degli incarichi in un ente, in particolare nella Rai, in base all’appartenenza politica dei candidati piuttosto che alle loro capacità professionali; il secondo, invece, “Il fattore K” (dal russo Kommunizm, Comunismo), per spiegare la mancata alternanza al governo dell’Italia legata alla presenza di un grande partito comunista al quale, per ragioni di alleanze ed equilibri internazionali, non poteva che essere precluso il compito di governare il paese.

La carriera di Ronchey è stata ricca e prestigiosa: finita la guerra, scrive per i più grandi giornali nazionali: il Resto del Carlino all’epoca di Spadolini, è corrispondente politico da Roma al «Corriere d’informazione» di Afeltra e al «Corriere della Sera» di Missiroli. Nel ‘59 Giulio De Benedetti lo chiama alla «Stampa» e lo invia corrispondente a Mosca negli anni di Krusciov, della destalinizzazione, degli «sputniki» e delle sfide all’America. Nascono i primi libri fortunati: «La Russia del disgelo»(Garzanti 1963), «Russi e cinesi»(Garzanti 1965).

Importantissimi i suoi reportage dall’estero: dal Congo ai paesi dell’Europa in fermento, come la Cecoslovacchia di Dubcek, e poi ancora l’India, il Giappone,  l’America e ancora l’Urss. Finché Giovanni Agnelli,  a fine dicembre ‘68, nomina Ronchey direttore della Stampa e di Stampa Sera.

Il romano Ronchey va a Roma di rado. Si tiene lontano dai partiti e dai politici. Pretende un linguaggio preciso, preferisce i fatti alle ipotesi sui fatti.

Crociano con riserve, «pannunziano eccentrico», frequentatore del pensiero di Keynes, Burnham, Weber, Schumpeter e Russell, dal ’74, a periodi alterni, è editorialista e inviato del «Corriere» e della «Repubblica», collaboratore dell’«Espresso» e di «Panorama».

Professore di sociologia a Ca’ Foscari, contribuisce alla «Storia delle idee politiche, economiche e sociali» della Utet, lavora a documentari tv su Russia, Stati Uniti, Germania e sul Mezzogiorno, pubblica saggi di politica italiana.

È ministro per i Beni culturali e ambientali nei governi Amato e Ciampi, poi presidente della Rcs Rizzoli-Corriere della Sera. Nel 1998 torna al mestiere di editorialista sul «Corriere della sera» e di saggista rigoroso, «malato di mania di accertamento».

Alberto Ronchey  fu non solo un giornalista di grande spessore che interpretò come pochi altri la realtà in divenire dell’Italia e di vari altri Paesi, ma fu soprattutto un grande maestro e un grande gentiluomo che innovò non solo nella politica ma anche in una materia difficile come l’immenso patrimonio culturale italiano.

Per decisione della figlia Silvia, la sua enorme raccolta di libri, oltre mila volumi, è stata donata alla Biblioteca Universitaria di San Marino.

E’ un atto che ci commuove e ci riempie d’orgoglio in quanto questo Fondo librario, raccolto durante un’intera vita di lavoro, di studio, ma anche di passione, diventa ora patrimonio di San Marino, della sua storia, delle sue istituzioni. E attraverso San Marino, diventa patrimonio della gente.

Proprio per sottolineare l’importanza di questo atto, e come particolare espressione di ringraziamento verso la famiglia Ronchey, la Scuola Superiore di Studi Storici ha organizzato in data odierna è prevista una Tavola rotonda su Giornalismo e storia. Interverranno, Luciano Canfora, Antonio Carioti, Giuseppe Galasso e Paolo Zaninoni.

Grazie.