L’orologio del tempo scorre veloce; le ore 12.00 del 15 ottobre si stanno avvicinando. Sono l’ora e la data fissate come termine di consegna delle poesie presso la Segreteria di Stato per l’Istruzione e la Cultura, in Contrada Ombrelli n. 23 a San Marino.
Un concorso fortemente voluto dalla Segreteria di Stato per l’Istruzione e la Cultura, in collaborazione con le Segreterie di Stato al Turismo e alla Giustizia, la Biblioteca di Stato, il patrocinio della Commissione UNESCO e il prezioso sostegno economico dell’Euro Commercial Bank.
Il concorso ha riscontrato grande successo tra i sammarinesi e i residenti: sono stati consegnati più di 50 elaborati. Ogni poesia racconta una storia, un sorriso, una lacrima, una carezza nell’animo. Tanti si sono voluti mettere in gioco, facendo uscire dal proprio cassetto un foglio privato scritto con chissà quale sentimento e consegnato con timidezza o con fiera convinzione.
La poesia è un’espressione artistica così ampia che è difficile da definire.
“Scrivere è avanzare parola dopo parola su un filo di bellezza, il filo di una poesia, di un’opera, di una storia adagiata su carta di seta. Scrivere è avanzare passo dopo passo, pagina dopo pagina, sul cammino del libro. Il difficile non è elevarsi dal suolo e mantenersi in equilibrio sul filo del linguaggio, aiutato dal bilanciere della penna. Non è neppure andare dritto su una linea continua e talvolta interrotta da vertigini effimere quanto la cascata di una virgola o l’ostacolo di un punto. No, il difficile, per il poeta, è rimanere costantemente su quel filo che è la scrittura, vivere ogni ora della vita all’altezza del proprio sogno, non scendere mai, neppure per qualche istante, dalla corda dell’immaginazione. In verità, il difficile è diventare funambolo della parola.” Forse leggendo queste parole tratte dal romanzo “Neve” di Maxence Fermine, riusciamo a capire il lavoro o meglio il percorso che solitamente facciamo quando scriviamo una poesia.
E ancora, citando lo stesso romanzo, alla domanda “Cos’è la poesia?… E’ un mistero ineffabile. Un mattino, il rumore della brocca dell’acqua che si spacca fa germogliare nella testa una goccia di poesia, risveglia l’animo e gli conferisce la sua bellezza. È il momento di dire l’indicibile. È il momento di viaggiare senza muoversi. È il momento di diventare poeti. Non abbellire niente. Non parlare. Guardare e scrivere. Con poche parole.”
San Marino, 10 ottobre 2010/1710 d.F.R