Ultimo atto per il Pio Manzù che rischia la liquidazione. Valducci decideremo le sorti a Gennaio

valducciNon era così che Dasi avrebbe voluto che finisse. Eppure sta per accadere proprio quello che tanti hanno temuto, dopo la morte (avvenuta il 12 ottobre del 2014) di Gerardo Filiberto Dasi. Il Centro ‘Pio Manzù’ e le famose Giornate di studio organizzate dall’associazione stanno per recitare il de profundis. «Decideremo nella prossima assemblea prevista a metà gennaio, ma le condizioni per poter portare avanti il ‘Pio Manzù’ sono oggettivamente difficili», conferma Roberto Valducci, l’industriale – titolare della Valpharma – che fa parte del comitato del ‘Pio Manzù’ (è stato il vice presidente). L’uomo che negli ultimi anni è stato tra i più vicini a Dasi nella realizzazione delle Giornate.
Anche se la parola fine, ufficialmente, non è stata ancora scritta, Valducci e altri componenti dell’associazione stanno valutando seriamente l’ipotesi di metterla in liquidazione. «Per ora si tratta solo di un’ipotesi. Ma ancora non abbiamo deciso – ribadisce Valducci – Anche l’ultima assemblea, di qualche giorno fa, è stata interlocutoria. Certo è che la situazione si è fatta molto, molto complicata. Non è solo una questione economica». Ma anche di relazioni, contatti, personaggi illustri capaci di rilanciare il Centro e le Giornate. La morte di Dasi ha lasciato un vuoto forse incolmabile. E il fatto che nel frattempo, a Bergamo, i figli di Pio Manzù abbiano aperto una fondazione dedicata al padre, non ha di certo aiutato l’associazione riminese. «Il Centro ‘Pio Manzù’ è in uno stato di stallo, dopo la morte di Dasi – sottolineava soltanto poche settimane fa Giacomo Manzù, uno dei figli del noto designer – e so che si sta cercando di capire se chiuderlo oppure trovare un acquirente. Noi, a seconda delle scelte che verranno fatte, decideremo se mantenere o meno il nome di mio padre».
La nuova fondazione dedicata a Pio Manzù, completamente distinta dall’associazione fondata da Dasi, anche nell’attività (è dedicata al design) e portata avanti dagli eredi, al momento non ha ancora vietato l’uso del nome. Ma è evidente che, se il Centro e le Giornate venissero completamente snaturati rispetto a quanto fatto da Dasi in oltre 40 anni di aattività, i figli non lasceranno che l’associazione continui a fregiarsi del nome di Manzù. In ballo ci sono anche questioni legate al patrimonio del Centro, che coinvolgono direttamente pure gli eredi di Dasi. Ecco perché, secondo non pochi membri del comitato, sarà veramente difficile rilanciare il Centro e le Giornate del ‘Pio Manzù’. Una missione quasi impossibile, a meno che «non si facciano avanti da qui a gennaio – fa notare uno dei componenti del comitato – alcuni importanti sponsor, in grado di garantire la copertura economica delle varie attività».