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Da liberare da stereotipi, da reinterpretare, da rileggere. E quindi da rinarrare. Attraverso un caleidoscopio che intreccia parole e colori della storia e delle arti, della filosofia e della musica, della letteratura e della scienza. A tessere il filo per districarsi in questo labirinto così complesso è Umberto Eco che, curando il progetto editoriale di 12 volumi intitolato «Il Medioevo» (Motta editore), spiegherà oggi pomeriggio a San Marino i caratteri di «un millennio buio che ha illuminato la civiltà». Un´epoca che non è solo incendiata da roghi, popolata da mistici e rigoristi, o conosciuta per i «castelli turriti come quelli di Disneyland». Per sviscerare luci e ombre di un periodo controverso ma affascinante da indagare, sul Titano saliranno nove esperti e studiosi pronti a raccontare gli scorci medievali attraverso le pagine letterarie (Marco Bazzocchi), le arti visive (Anna Ottani Cavina), le note musicali (Cecilia Panti), le teorie filosofiche (Giuseppe Fedriga), i percorsi storici (Laura Barletta). Insieme a Umberto Eco, coordineranno la tavola rotonda promossa dalla Scuola Superiore di Studi Storici Franco Cardini e Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri (Antico Monastero Santa Chiara, ore 18.30, info 0549.882513). Per provare a capire il Medioevo bisogna partire da quello che non è. Ovvero il Medioevo non è un secolo. «Non può essere considerato – spiega Eco – come il Cinquecento o il Seicento, né un periodo preciso dalle caratteristiche riconoscibili, come il Rinascimento, il Barocco o il Romanticismo: è una serie di secoli, molto complessi, ai quali avvicinarsi con la persuasione che di medievi ce ne siano stati molti, tenendo conto di alcune svolte storiche». Così si deve distinguere fra un «alto Medioevo» che va dalla caduta dell´Impero romano a Carlo Magno, un «Medioevo di mezzo» con la rinascita dopo il Mille, e un «basso Medioevo» che, al di là della terminologia, «è l´epoca gloriosa in cui Dante finisce la Commedia, scrivono Petrarca e Boccaccio e fiorisce l´umanesimo Fiorentino». Un altro stereotipo negativo che Eco vuole sfatare è quello degli «evi bui», «agitati da terrori senza fine, fanatismo e intolleranza, pestilenze, carestie e massacri». «Se andiamo a riscoprire le radici della cultura europea – continua il professore – assistiamo al sorgere delle lingue che parliamo ancora oggi, all´instaurarsi di una civiltà detta romano barbarica o romano-germanica, da un lato, e della civiltà bizantina dall´altro, che mutano profondamente le strutture del diritto». Non solo diavoli e supplizi infernali dunque, ma anche «gioia di vivere e trionfo della luce». Solo così si può «rinarrare l´età di mezzo», uscendo dall´oleografia o dalla demonizzazione, troppo spesso abusate quando la storia diventa prodotto di marketing. |
