”Un cittadino qualsiasi” a difesa della Serenissima Repubblica di San Marino (da leggere attentamente)

È davvero stupefacente, e quasi incomprensibile, che ancora oggi, nell’anno domini 2025, uno Stato sovrano possa credere di garantire ai propri cittadini un futuro migliore associandosi all’Unione Europea, ovvero assoggettandosi, comunque lo si voglia chiamare, ai suoi meccanismi.

Non bisogna dimenticare che questa unione, politica ed economica, si configura in realtà come un tavolo negoziale permanente, concepito e alimentato come una sovrastruttura burocratica il cui fine ultimo, tutt’altro che nascosto, è sostituirsi ai governi democraticamente eletti per imporre le proprie politiche, mercatiste, predatorie e illiberali.

Ma quali sono, concretamente, queste politiche?
Oltre alla già citata finalità di controllo, distruzione e appiattimento degli stati nazionali, ormai ridotti a semplici “ratificatori” di provvedimenti presi altrove, ricordiamo:

Le cosiddette politiche green, tramite cui l’industria europea è stata messa in ginocchio, vittima di un’intransigenza ideologica che pretende di decidere come cittadini e imprese possano muoversi e vivere sui territori.
– Le politiche di conservazione del territorio, che soffocano agricoltori e allevatori: ai primi si chiede di lasciare i campi incolti un anno sì e uno no, ai secondi nuove tasse proporzionali ai capi di bestiame.
– scelte di politiche economiche, mera espressione di comitati d’affari e lobby di industrie e centri di potere transnazionali che non hanno certo a cuore il benessere dei popoli.
– una scelta di posizionamento geopolitica asservita a certi interessi che spingono sempre più verso miseria e guerra.

Come vengono imposte queste politiche?  
Mediante la censura, il silenzio imposto ai dissidenti, il ricatto, l’espropriazione del diritto dei popoli all’autodeterminazione.
I recenti fatti accaduti in Romania, dove i diktat di Bruxelles hanno falsato le elezioni del presidente della repubblica rumeno, sono un esempio ben calzante di come funzioni questo “sistema democratico”: un Parlamento europeo privo di reali poteri e di prerogative fondamentali, come quella di far cadere il governo, e una Commissione composta da non eletti, (…) producendo regolamenti e provvedimenti spesso opachi, pieni di omissis o del tutto secretati.

Quale popolarità ha questo “sistema democratico”?
La Croazia, che ha recentemente adottato la moneta unica, vive forti proteste: i cittadini, esasperati dal caro vita e dal senso ineluttabile di declino, boicottano le principali catene commerciali.

In Bulgaria, dove finora un certo benessere era stato mantenuto, la rabbia popolare ha portato all’assalto degli uffici dell’Unione Europea.

Pochi anni addietro, in Grecia i bancomat smisero di erogare denaro, e tutti noi dovremmo ricordarci di quelle foto e video dove i pensionati piangevano disperati, impossibilitati a reclamare il proprio denaro per gli acquisti di prima necessità e sopravvivenza.

In Italia, come affermava il compianto Giacinto Auriti, l’unione europea ha posto le giovani generazioni di fronte a due scelte: la disperazione economica o il suicidio. Negli anni scorsi, oltre 35mila italiani sono emigrati all’estero, e i dati più recenti parlano di oltre 150mila giovani che se ne vanno, per inseguire la possibilità di esaudire il proprio sogno: quello di vivere una vita dignitosa.

Vogliamo davvero questo per la Serenissima Repubblica di San Marino?  
L’associazione all’unione europea prevede l’assoggettamento della Repubblica a regolamenti e norme estremamente impattanti, per il settore pubblico, per il settore privato e per la vita di tutti i giorni dei cittadini: e tutto questo in cambio del nulla.
San Marino non risolverà i propri problemi dissipando la sua storia gloriosa, che brilla come un faro nell’eternità da ben diciassette secoli.
San Marino potrebbe e dovrebbe, come la Svizzera, negoziare bilateralmente con il resto del Mondo, che non è fatto di sola Unione Europea e Stati Uniti, e mantenere con lungimiranza la sua neutralità.
Neutralità che le ha permesso di distinguersi ed essere ricordata, come nella Seconda Guerra Mondiale, dove si è data accoglienza, asilo e rifugio a oltre centomila profughi italiani.
Neutralità, e sovranità, principi salvifici in tempi come questi, fatti di scossoni geopolitici, di conflitti, di odio indotto dalle elite dominanti. Tempi densi di incertezza, di perdita delle proprie radici, della propria storia, della propria identità.

Appare poi del tutto ridicolo il concetto per cui i cittadini sammarinesi, votando l’attuale maggioranza di governo, avrebbero conseguentemente dato mandato per sottoscrivere l’adesione: non esiste alcun mandato per umiliare e distruggere la casa del Padre.

Stia ben attento, colui che legge:
Se sei un lavoratore, l’azienda in cui operi potrebbe trovarsi in seria difficoltà per via di regole calate dall’alto. Abbandonare la terra natia potrebbe diventare l’unica prospettiva.
Se sei un politico, proseguire su questa strada comporterà l’iscrizione del proprio nome e cognome nel libro nero dei (…) di coloro che ci hanno portato allo sfacelo: crimine terribile per cui non esiste remissione o perdono.

Si ricordi il senso e lo scopo dello Stato: essere quell’organismo, quell’associazione, grazie alla quale i più deboli possono proteggersi dai potenti, dai burocrati, dai malfattori.

Viviamo tempi difficili, di conflitti economici, di dazi, di cambiamenti epocali, di rivoluzioni pari solo a quella, industriale, del’Ottocento.
E la guerra verso cui questo sistema ci spinge non è una “fucina degli eroi”. Non c’è eroismo, o onore, nell’uccidere centinaia di civili con la pressione di un tasto, o nello sparare al soldato del fronte opposto, messo anche lui con un fucile in mano, reclutato a forza, spinto a sua volta a uccidere perché costretto dalla fame e dalla paura.
La guerra è solo una fornace infernale, dove i potenti e i ricchi bruciano i libri contabili e fanno sparire i propri debiti, al prezzo – sempre troppo caro – del sangue altrui.

Vogliamo davvero arrivare a tanto?
Davanti alla scelta tra omologarsi o alzare la testa, occorre il coraggio delle proprie decisioni guardando l’orizzonte del futuro.  
E se ci sono ricatti più o meno espliciti da parte di Stati vicini, che vengano denunciati e portati alla luce.

San Marino ha tanti amici, vicini e lontani, dentro e fuori i suoi confini.  
San Marino non deve cadere. E non cadrà.

Rifiutare l’associazione all’Unione Europea non significa chiudersi al mondo, ma difendere con fermezza la libertà, la dignità e l’autonomia che hanno sempre contraddistinto la Repubblica di San Marino.

Oggi più che mai, è il momento di dire un chiaro e determinato NO a ogni tentativo di appiattimento e omologazione, e di riaffermare la volontà di essere padroni del proprio futuro.
Alla storia rimettiamo il compito di giudicarci e ricordarci, per quel popolo generoso, accogliente e laborioso che siamo.

Quel popolo che senza piegarsi a pressioni esterne ha scelto a testa alta il proprio destino.

Un cittadino qualsiasi