Un Paese strano … di un lettore

Riceviamo e pubblichiamo

 

Fino a qualche anno fa se a qualcuno fosse stato recapitato un “avviso di garanzia” ci sarebbe stata una sollevazione politica con immediata richiesta di dimissioni.

Oggi, ma ormai siamo in tempi diversi, si è passati dal turbo giustizialismo all’iper garantismo.

È così, di fronte alla notizia del Commissario Buriani indagato per corruzione, si preferisce il silenzio.

O meglio, si sentono tanti commenti sdegnati (ma sotto voce) che – diversamente dal passato – non producono neppure una dichiarazione con tono da voci bianche.

Ma, ormai si sa bene, quelli del Conto Mazzini, Gabriele Gatti, Paride Andreoli, l’ex Segretario Generale Anis e alcuni imprenditori erano da macellare preventivamente costi quel costi.

Secondo un gioco che andava bene a tutti e va, tuttora, bene a tutti: non sia mai che la storia possa essere in qualche modo riscritta.

Oggi, invece, di fronte ai nuovi indagati si preferisce essere prudenti.

D’altronde che un giudice sia indagato per corruzione, per quanto ampio sia il raggio di azione del capo di imputazione, cosa volete che sia.

Che bel Paese abbiamo ridotto.

Un lettore