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  • Un ponte sammarinese per la Pace (l’editoriale di David Oddone)

    San Marino, con il suo riconoscimento ufficiale della Palestina, invia un segnale che trascende le proporzioni territoriali e il peso geopolitico della Repubblica. L’accoglienza dell’Ambasciatrice Abeer Odeh e il suo appello per una maggiore attenzione internazionale alle sofferenze del popolo palestinese assumono una rilevanza che va ben oltre il cerimoniale diplomatico. È un richiamo universale, rivolto a una comunità globale spesso paralizzata dall’indifferenza o dalle divisioni, per rimettere al centro la dignità umana e il dialogo.

    Il Segretario di Stato per gli Affari Esteri, Luca Beccari, ha offerto una lezione di diplomazia coerente e lungimirante. Con fermezza e chiarezza, ha sottolineato il rifiuto di qualsiasi imposizione della forza come metodo per risolvere le controversie internazionali. Un’affermazione che, seppur semplice nei termini, risuona potente in un contesto dove conflitti e oppressioni sembrano dilaniare la possibilità di un futuro pacifico. Beccari ha saputo interpretare con abilità il ruolo storico di San Marino: non un attore marginale, ma un custode di valori fondamentali che si traducono in azioni concrete e gesti simbolici di peso straordinario.

    L’aspetto che rende tale riconoscimento tanto significativo non risiede esclusivamente nel merito della questione palestinese, ma anche nel messaggio intrinseco che porta con sé: la politica può e deve essere uno strumento di costruzione, non di distruzione. Il Titano ha scelto di schierarsi dalla parte del dialogo e della giustizia, richiamando i principi di uguaglianza e rispetto che dovrebbero guidare le relazioni internazionali. In un mondo spesso frammentato da barriere e incomprensioni, questa decisione illumina la possibilità di un approccio diverso, fatto di ascolto, negoziazione e riconoscimento reciproco.

    La questione palestinese, però, non è solo una tragedia del presente. È una ferita aperta che ha attraversato decenni di storia e che continua a rappresentare uno degli snodi più complessi della politica globale. Le parole dell’Ambasciatrice Odeh hanno descritto una realtà difficile, fatta di oppressioni e privazioni, ma anche di resilienza e speranza. È proprio in questo contesto che il gesto dell’Antica Repubblica acquisisce una forza particolare: un riconoscimento non è una semplice formalità, ma un atto che contribuisce a dare visibilità e legittimità a una causa troppo spesso relegata ai margini dell’agenda internazionale.

    La scelta sammarinese non implica una negazione delle ragioni di Israele, né un’accusa unilaterale, bensì un invito a superare le contrapposizioni per ricercare un equilibrio che restituisca umanità a un conflitto ormai completamente spogliato di essa. Nessun bambino deve più perdere la vita.

    Ebbene San Marino, con il suo gesto, sembra quasi dire al mondo intero: “Tra la disperazione e la speranza, scelgo la speranza”. Perché il dialogo è sempre possibile e l’umanità è ancora un valore. Ma soprattutto nessun passo verso la pace è mai troppo piccolo.

    David Oddone

    (La Serenissima)