Un tuffo in vasca, ecco come sarà il museo di S.Casciano

SAN CASCIANO 12 NOV – Un tuffo nella vasca sacra con tutte le sue meraviglie, le statue, le monete, gli ex voto. E tanti oggetti che racconteranno le loro storie insieme con quelle delle persone che li hanno donati, uomini e donne, matrone e imperatori che su questa vasca si sono affacciati per affidare all’acqua il loro futuro. A San Casciano, anticipa all’ANSA il dg musei del MiC Massimo Osanna, il palazzo cinquecentesco che accoglierà le 24 statue in bronzo e tutto il tesoro emerso dallo scavo del Bagno Grande punta ad aprire al pubblico al più presto. Se tutto andrà liscio addirittura “entro un anno”, almeno le prime sale, assicura. “Perché l’importante è cominciare a raccontare subito l’avventura incredibile di questi scavi”, si appassiona Osanna che cita Pamuk e il suo celeberrimo decalogo, “pensiamo a un museo che sia capace di rendere universali le storie delle persone, anche le più minute, tanto più che gli argomenti all’ordine del giorno duemila anni fa nel santuario del Bagno Grande erano la salute, la maternità, la fede, in una parola le vite e le aspettative della gente, valori universali e transtemporali, argomenti che interessano tutti noi oggi come allora”.

    Tant’è, mentre è forte l’attesa per una mostra che dovrebbe portare alcune delle 24 meravigliose statue nella capitale, chissà forse pure al Quirinale come fu 50 anni fa per i Bronzi di Riace, con l’ok del demanio che è arrivato proprio in queste ore le procedure per l’acquisto del Palazzo dell’Arcipretura nel centro storico del borgo toscano sono entrate nel vivo. Il 15 novembre al ministero della Cultura è in programma un incontro sui capitolati, l’amministrazione è decisa a muoversi il più in fretta possibile per assicurare allo Stato entro la fine dell’anno la proprietà dell’edificio che del resto era stato individuato già ad aprile scorso.
    Lo spazio è quello giusto: tre piani fuori terra oltre ad un grande seminterrato e ad un locale esterno, in tutto circa 500 metri quadrati, che la Curia ha accettato di vendere per 650 mila euro. Un ambiente fascinoso e pieno di storia con pavimenti di cotto e travi di legno al soffitto che ora dovrà essere ristrutturato e allestito con un progetto condiviso tra il ministero e tutta la squadra che lavora allo scavo. Un primo progetto scientifico già c’è, messo a punto proprio da Jacopo Tabolli dell’Università per stranieri di Siena che guida la missione, con il direttore di scavo Emanuele Mariotti e Ada Salvi della soprintendenza. E la soluzione immaginata dagli archeologi unita alle idee del direttore Osanna sembra promettere già da ora un’esperienza fuori dal comune.

    “Niente di già visto”, assicura il dg, quello di San Casciano “sarà un museo contemporaneo, con un’esposizione dei reperti sempre fluida e in divenire, capace di proporre nel tempo narrazioni diverse”. Un punto di partenza indispensabile, visto che nei prossimi mesi e anni dalle vasche del Bagno Grande e dai terreni che circondano l’attuale cantiere (terreni che lo Stato è deciso ad espropriare) potranno venire fuori chissà quante altre soprese. L’idea è di articolare il percorso sui tre piani, partendo dal paesaggio e dalle storie di territorio per poi trovarsi al primo piano in un contesto immersivo, quasi appunto si entrasse nel tepore ribollente della grande vasca sacra con le offerte in bronzo, quelle vegetali, gli ex voto. Meraviglie “parlanti” insiste Osanna, oggetti che anche grazie alle iscrizioni che spesso li ricoprono raccontano moltissimo delle persone che li hanno voluti, con storie che arrivano da mondi diversi, da Siena, Chiusi, Perugia, Roma. Al piano ancora superiore piano la prospettiva cambia, lo sguardo si sposta dall’interno all’esterno, è il momento dell’emersione dall’acqua. Ed ecco che si presenta allora il mondo al di fuori del santuario, raccontato per esempio dalle monete, visto che ce ne sono per ogni secolo di vita di questo grande complesso sacro. Ma anche dagli strumenti della medicina, la lingua delle iscrizioni che piano piano da etrusca diventa latina, le offerte vegetali con i loro misteri in parte ancora da sciogliere.

    Un museo particolarmente “vivo”, assicura Tabolli, perché proprio per le esigenze della missione archeologica sarà nello stesso tempo il luogo del racconto ma anche centro di ricerca e laboratorio. Tanto che il seminterrato ospiterà una parte dell’hub di ricerca destinato agli studenti. Un museo come un cuore pulsante dell’avventura, insomma, interconnesso e legato sia agli scavi sia agli studi. E perché no, un po’ magico: “accogliente come duemila anni fa doveva essere il grande santuario”. (ANSA).

   


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