Una nuova Forza Italia … di Sergio Pizzolante

Servirebbe una nuova Forza Italia.
Più o meno. Più politica. Molto di più.
Quando, molti di noi, democristiani, socialisti, liberali, scegliemmo Forza Italia, 30 anni fa, l’abbiamo fatto per reazione ai missili e alle bombe che ci arrivano addosso dal Pool di Mani Pulite, dal Pool dei direttori dei giornali che si riunivano la sera alle 8, per decidere dove colpire per far più male.
L’abbiamo, però, fatto anche perché il Monarca garantiva anche una certa Anarchia.
L’abbiamo fatto perché quello era diventato lo spazio del Pentapartito che fu.
Cioè, il luogo dell’incontro delle culture storiche del Paese e dell’Europa tutta.
Il popolarismo europeo( i democristiani), il liberalismo, il socialismo riformista.
Non ognuno in un proprio partito, ma tutti in un partito, che non era proprio un partito, ma una nave di salvataggio. Quasi.
Sembrava una novità.
Nella forma lo era.
Non nella sostanza.
L’Italia è cresciuta sempre, sempre, quando popolari, socialisti riformisti, liberali, hanno collaborato insieme ad un progetto comune o hanno governato insieme.
Nei primi 10 anni del 900, quando i liberali governavano il Paese e i riformisti governavano la sinistra.
E nasceva una collaborazione in Parlamento e nel Paese per accompagnare la rivoluzione industriale con le riforme sociali. Il Welfare, la difesa dei bambini, del lavoro, le società di mutuo soccorso.
Poi gli anni bui del massimalismo, del diciannovismo, del biennio nero, del fascismo.
Poi l’Italia torna a crescere con il primo Centro Sinistra: democristiani, socialisti, liberali.
Poi il buio di fine anni 60 e anni 70.
Poi l’Italia cresce più di tutti in Europa negli anni di Craxi: democristiani, socialisti riformisti, liberali.
Poi il buio di Tangentopoli.
Lo spettacolo successivo, senza democristiani non di sinistra, senza socialisti, senza liberali è sotto gli occhi di tutti.
Potrebbe Casini fare questa cosa qui?
Dare un contributo importante per mettere di nuovo insieme queste culture politiche?
Dargli una forma.
Raccogliere questa eredità?
È la domanda che mi sto facendo.
Sergio Pizzolante