Una nuova Siria sotto l’Italia Erdogan fa tremare l’Europa

C’è un filo che lega il dossier siriano a quello libico e sono i jihadisti filo-turchi. Ora Tripoli può diventare come Idlib.

Dal 2016 in poi in Siria ha preso forma un piccolo emirato nel nord del paese, corrispondente grossomodo al territorio della provincia di Idlib. Qui, grazie anche alla vicinanza del confine turco, già nel 2012 sono stati segnalati i primi passaggi di terroristi provenienti dall’autostrada del Jihad aperta da Erdogan in funzione anti Assad. Alcune località di questa provincia sono diventate roccaforti di quella che, fino a pochi mesi fa, veniva chiamata da molti “opposizione” siriana. In realtà tali centri sono stati trasformati in veri e propri covi islamisti in cui il controllo del territorio è passato nelle mani di gruppi vicini ad Al Qaeda.

L’emirato sopra descritto ha preso forma soprattutto dopo la caduta in mano islamista del capoluogo Idlib: a quel punto, la provincia è diventata rifugio jihadista. Ogni qualvolta venivano intavolate trattative, mediate da Russia e Turchia, per la liberazione di alcuni territori ed il loro passaggio nelle mani del governo di Damasco, le sigle jihadiste presenti venivano indirizzate ad Idlib. In tal modo, Assad ha potuto riprendere Aleppo, la regione del Ghouta, Dara’a, i sobborghi di Homs e le sacche islamiste vicine ad Hama. Tutti i gruppi presenti in queste zone, sono stati trasferiti con dei bus verdi ad Idlib. Da qui una domanda che da anni riecheggia tra chi segue il conflitto siriano: quando verrà ripresa Idlib, dove andranno i jihadisti portati qui nel corso degli anni?

In queste ultime settimane ad Idlib si è tornato a combattere. Le aviazioni russe e siriane hanno bersagliato decine di obiettivi jihadisti nel sud della provincia di Idlib, con le forze di terra di Damasco che hanno potuto guadagnare alcuni chilometri quadrati di territorio spingendosi verso la strategica autostrada M5. Avanzate che si aggiungono a quelle dei mesi scorsi, che hanno permesso di mettere definitivamente in sicurezza Hama e conquistare la cittadina di Khan Shaykhun. Dunque, l’esercito siriano adesso ha iniziato seriamente a premere per la definitiva ripresa di tutto il suo territorio, Idlib compresa. La domanda sopra accennata, mai come adesso appare di stretta attualità. Ed è in questo contesto che il dossier siriano e libico potrebbero trovare dei punti in comune.

Russia e Turchia già da anni discutono sulla Siria e gli accordi trovati nei bilaterali tra Mosca ed Ankara più volte hanno consentito la nascita di nuovi equilibri interni al paese arabo. La sorte di Idlib ha sempre rappresentato però una vera incognita. Il Cremlino vorrebbe aiutare Assad a riprendere la provincia, circostanza questa che sancirebbe la fine (o quasi) della guerra. Ma da Ankara si teme un nuovo grande esodo di profughi verso il proprio territorio, così come appare molto forte lo spauracchio di ritrovarsi jihadistiin casa. Come si sa, da qualche settimana Russia e Turchia sono diventati attori protagonisti anche in Libia. Seppur da due prospettive diverse: Mosca sostene il generale Haftar, Ankara invece il governo di Al Sarraj. Il prossimo 8 gennaio Putin ed Erdogan si incontreranno ad Istanbul, il dossier libico sarà in cima alle preoccupazioni del bilaterale.

In questa sede si potrebbe affrontare il capitolo Idlib e collegarlo con gli ultimi sviluppi arrivati da Tripoli. Qui il governo ha chiesto ufficialmente l’aiuto militare turco sulla base del memorandum che la Libia ha firmato con la Turchia lo scorso 27 novembre. Erdogan ha promesso un rapido invio dei propri militari, ma nel frattempo avrebbe già acconsentito al trasferimento in Tripolitania di alcuni gruppi presenti ad Idlib e da lui appoggiati. Diversi video nelle scorse ore avrebbero confermato questa circostanza, seccamente smentita però dal governo di Tripoli. Tuttavia anche Middle Est Eye ha dato per certo l’arrivo in Libia di miliziani combattenti in Siria. Svelando anche alcuni dettagli, come ad esempio il pagamento di 2.000 o 2.500 Dollari a testa per ogni miliziano che accetta di andare sul fronte libico.

Miliziani jihadisti a pochi passi da casa nostra?

In poche parole, alla domanda su dove andrebbero i combattenti in caso di fuga da Idlib, si potrebbe trovar risposta nel loro transito verso Tripoli. Se per liberare i territori siriani Idlib è stata scelta come “parcheggio” di gruppi jihadisti, adesso per liberare Idlib la Tripolitania potrebbe diventare a sua volta terra di approdo per chi è stato presente fino ad oggi nella provincia siriana. In questo modo Putin potrebbe garantire ad Assad il sostegno verso la vittoria finale, mentre Erdogan vedrebbe attenuarsi le sue paure sull’approdo di profughi e jihadisti all’interno del suo territorio. Ecco perché, come accennato in precedenza, la questione relativa ad Idlib sarebbe tra quelle più importanti messe in agenda nel vertice di Istanbul del prossimo 8 gennaio. Il dossier siriano e libico in tal modo potrebbero incrociarsi lungo l’asse sempre più attivo tra Mosca ed Ankara.

Per l’Italia e per l’Europa questa circostanza aggiungerebbe ulteriori timori sul fronte libico. Di fatto, a pochi chilometri dalle nostre coste potremmo avere la presenza di sigle e gruppi che in questi anni hanno rappresentato il dominio jihadista in Siria. Gente che ha combattuto tra i ranghi del Fronte Al Nusra o che ha coperto, più di recente, la latitanza di Al Baghdadi (scovato proprio nella provincia di Idlib), inizierebbe ad imbracciare le armi a Tripoli e dunque a pochi passi dai confini marittimi italiani. Il Giornale.it