UNA STORIA SAMMARINESE SCONOSCIUTA AI PIU’ Nel 1947 la Repubblica di San Marino ha rischiato di diventare un Regno … di Paolo Forcellini

Da Paolo Forcellini.

”Decisamente la più celebre di tutte le burle ordite dai Goliardi è la tentata invasione di San Marino. Nell’estate 1947 i goliardi bolognesi progettano di invadere la Repubblica del Titano, deporre i Capitani Reggenti, trasformare la Repubblica in Regno ed affidare la corona alla prosperosa attrice Silvana Pampanini. La data del golpe fu fissata per il Ferragosto. Sergio Busi, assunte le vesti e la qualifica di Napoleone, arruolò oltre duecento goliardi. Le squadre, dovevano adunarsi al palazzo del Turismo di Riccione, per poi marciare sul Monte Titano. L’ora x del D-Day era fissata per le 7 del mattino del 15 agosto. Primo Ministro designato del governo monarchico era Massimo Rendina, giornalista e goliarda. e soprattutto figlio del questore di Bologna. Ministro “degli Interni” designato era Sergio Busi, l’altro goliardo giornalista, Lamberto Sechi sarebbe stato ministro della Stampa, mentre ministro del Tesoro era stato nominato Sergio Stanzani, dell’UGI di Bologna. Era previsto persino un ministro della Marina (a San Marino!). Ma qualcuno aveva parlato troppo, mettendo in allarme  le autorità sammarinesi. Il governo di San Marino inviò al ministero degli Esteri italiano una nota di protesta, per metterlo “di fronte alle proprie responsabilità” nel caso di un incidente di frontiera. Anche il governo di Roma prese la cosa sul serio, e d’ordine del ministero dell’Interno una duplice cintura di Carabinieri, con camionette e cingolati, circondò San Marino. Ai reparti della Grande Armée che si stavano adunando a Riccione giunse allora la mattina del 15 agosto un messo che notificava che la marcia su San Marino doveva essere rinviata “a causa di complicazioni internazionali”. Napoleone alias Sergio Busi si appellò allora alle truppe: “Volete rinunciare voi?”. “Giammai!” risposero i veterani dell’Armée. E così le truppe napoleoniche partirono verso il fatidico Monte Titano. Recavano con sé anche manifesti annuncianti in nome dell’Ordine del Fittone il cambio di regime: “San Marino da oggi ha cessato di esistere come Repubblica e comincia ad essere un Regno”. Ma quando l’automobile che trasportava Napoleone e le truppe del Governo provvisorio raggiunse il confine il dispositivo di difesa scattò inesorabile. Dopo un estremo slancio, troncato dai mitra spianati, Napoleone accondiscese a ripiegare su Rimini. Peggio che a Sant’Elena, Napoleone fu qui invitato ad accomodarsi nella caserma dei Carabinieri Quando giunse il maresciallo dei Carabinieri questi gli espose le ragioni per le quali Napoleone avrebbe dovuto smobilitare la Grande Armée. Dopo lunghe trattative, Sergio Busi accondiscese a pronunciare il fatidico “rompete le righe!”. Dovette così rinunciare al suo sogno di gloria. Ma anche i membri del governo (repubblicano) sanmarinese non erano tutti così arcigni. A quanto pare, il Segretario di Stato agli Affari Esteri del Titano si sarebbe fatto una bella risata quando fu informato del progetto insurrezionale. Qualche tempo dopo la fallita marcia sul Titano, il ministero degli Esteri italiano ricevette dall’Onu una richiesta di informazioni su un presunto Governo di San Marino in esilio, con sede a Bologna. Il governo di Roma chiese lumi alla prefettura bolognese, e il questore dell’epoca, Rendina, padre di quel Rendina che partecipò alla tentata invasione di San Marino, svelò l’arcano: il Governo in esilio era l’ennesima trovata dei goliardi, che avevano inviato alle Nazioni Unite, naturalmente su carta intestata, una doglianza sul loro essere il legittimo Governo di San Marino, deposto con la forza ed espropriato dei propri legittimi diritti. Dieci anni dopo, questa riuscita goliardata, nell’autunno del 1957, un governo di San Marino fu costituito davvero in esilio a Rovereta ma con questi golpe e governi in esilio i goliardi, una volta tanto, non c’entravano.

G.M.”