Unicredit, aumento di capitale da 13 miliardi. Altri 6500 esuberi entro il 2019

unicreditROMA – Il Consiglio di amministrazione di Unicredit delibera un aumento di capitale da 13 miliardi di euro, nell’ambito del piano strategico ribattezzato “Trasform 2019”. L’operazione sarà sottoposta all’approvazione dell’assemblea il 12 gennaio. L’aumento, che dovrebbe completarsi nel primo trimestre 2017, è interamente garantito da un consorzio di “primarie banche internazionali”.

In sostanza, queste banche si sono impegnate a fare proprie “le nuove azioni eventualmente non sottoscritte all’esito dell’asta dei diritti inoptati, fino a concorrenza di 13 miliardi di euro”. Il titolo in Borsa è stato intanto premiato da corposi acquisti.

Il Cda proporrà ai soci anche il raggruppamento delle azioni ordinarie e di risparmio UniCredit. Il rapporto sarà di una nuova azione ordinaria (con godimento regolare) ogni 10 azioni ordinarie esistenti e di una nuova azione di risparmio ogni 10 azioni di risparmio. E’ previsto anche l’annullamento di azioni ordinarie e di risparmio “nel numero minimo necessario a consentire la quadratura complessiva dell’operazione, senza riduzione del capitale”.

IL COMMENTO. Mustier ripulisce gli scheletri del passato

Il piano dell’istituto bancario prevede altri 6.500 esuberi – 3.900 in Italia – tutti posti da eliminare entro il 2019. I tagli di personale si attesteranno così – tra vecchi e nuovi – sulle 14 mila unità con un risparmio di 1,1 miliardi (e i sindacati già protestano). In Italia verrebbe cancellato il 21% della forza lavoro (un quinto dei dipendenti) con la chiusura di 883 filiali, una su quattro (non sono previste chiusure di sportelli in Germania, 20 quelle pianificate in Austria). “Ci batteremo affinchè gli esuberi dichiarati, la cui congruità è tutta da verificare, siano gestiti solo su base volontaria e attraverso il nostro ammortizzatore sociale di settore, con le massime garanzie per i lavoratori interessati”, ha detto Mauro Morelli, segretario nazionale della Fabi.

La sforbiciata alla rete e al personale porteranno il personale complessivo da a 101 mila a 87 mila dipendenti. Ecco la mappa dei risparmi (al 2019):
– Italia: 650 milioni di euro,
– Austria: 320 milioni,
– Germania: 300 milioni

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Dal fronte sindacale, protesta il segretario generale dell’Uilca, Massimo Masi: “Se è vero quello che ha dichiarato Mustier, che ora stiamo pagando gli errori ereditati dalla vecchia gestione, chiediamo le dimissioni di tutti coloro che hanno gestito i precedenti cda o che hanno ricoperto ruoli di responsabilità, avallando i precedenti piani industriali e che sono attualmente in carica”.

“Con questa riduzione del personale e la chiusura di ulteriori filiali, come affronterà Unicredit la gestione della clientela, già oggi in estrema sofferenza?”, si chiede Masi.

In generale, Unicredit prevede altre economie che dovrebbero portare a un rapporto tra costi e ricavi del gruppo sotto quota 52%, sempre dal 2019. L’obiettivo di 4,7 miliardi di euro di utile netto, ancora al 2019, sarà effetto di una crescita dei ricavi media annua dello 0,6%.

Tra gli altri obiettivi, anche una migliore redditività con l’indicatore Rote (il Return on tangible equity) superiore al 9% e un politica di distribuzione dei dividendi cash compresa tra 20% e 50% (mentre non ci saranno dividendi nel 2016). Ancora al 2019 inoltre il costo del rischio del Gruppo viene immaginato a 49 punti base, in calo di 40 punti base rispetto al 2015.

Le cessioni concordate dell’intera partecipazione in Pekao e Pioneer, oltre alla vendita già finalizzata dell’Ucraina e della partecipazione del 30% in Fineco “portano a un aumento di 164 punti base” di uno degli indicatori più rilevanti della solidità di una banca (il Cet1 fully loaded).

“Abbiamo sviluppato un piano pragmatico basato su presupposti prudenti, con obiettivi concreti e raggiungibili. Le leve di gestione del rischio e dei costi sono saldamente sotto il nostro controllo”. Così l’amministratore delegato di Unicredit, Jean-Pierre Mustier, che aggiunge: “Stiamo attuando misure decise per gestire i problemi, ereditati dal passato, dei crediti deteriorati lordi (Npe)”.

A questo riguardo, Unicredit ha siglato due accordi – uno con Fortress e l’altro con Pimco – per trasferire crediti non performanti per 17,7 miliardi “in una nuova e indipendente entità in cui Unicredit avrà una quota di minoranza”.

A proposito di una possibile aggregazione con Société Generale, Mustier è sembrato freddo: “Il nostro piano si basa sulle
nostre forze e sullo sviluppo organico, ci stiamo focalizzando solo su tematiche organiche e non stiamo parlando con nessuno”.

Unicredit invece manterrà il controllo di Fineco ed anche la sua quota in Mediobanca, di cui è il primo azionista con l’8,56%, perché la cessione sarebbe “negativa sul capitale”; mentre non acquisterà azioni in altri istituti tenendosi fuori da programmi nazionali di consolidamento del settore.

A proposito del Monte dei Paschi di Siena, il manager è convinto che la situazione si risolverà “entro l’anno. Dunque quel dossier non avrà impatti sull’aumento di capitale di Unicredit”.

Mustier si taglierà lo stipendio del 40% a 1,2 milioni di euro. Inoltre non percepirà bonus annuali per il 2016 e per tutta la durata del piano, e neppure buonuscite nel caso lasci l’incarico nella banca. L’unica forma variabile di remunerazione sarà costituita dai consueti piani di incentivazione a lungo termine. L’ad infine investirà 2 milioni di euro in azioni Unicredit.

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