UNIONE EUROPEA PIU’ VANTAGGI che svantaggi!!

Lettura critica e comparata tra i costi e benefici dell’adesione all’Unione Europea e quelli relativi all’adesione allo Spazio Economico Europeo”

• La Fondazione San Marino 2020 avrebbe inteso entrare nel merito di considerazioni tecniche sul tema Europa a seguito dell’imminente valutazione del Collegio Giudicante e dunque nel contesto della ufficiale campagna referendaria che avrà come obiettivo quello di creare una corretta consapevolezza e conoscenza nella cittadinanza rispetto al tema in oggetto.
• Purtroppo il persistere di dichiarazioni relative al tema dell’opportunità di ingresso di San Marino nello Spazio Economico Europeo, con letture decisamente parziali rispetto alla realtà dei fatti, ci costringe a scendere in campo esprimendo le nostre valutazioni, e questo non nell’intento di creare polemiche, ma nel puro intento di comunicare alla cittadinanza una serie di elementi oggettivi troppo spesso travisati o taciuti.
• La posizione della Segreteria di Stato per gli Affari Esteri spinge verso la scelta dello Spazio Economico Europeo alla luce di una serie di confronti con referenti della Commissione che avrebbero colto di buon grado questa intenzione di avvicinamento della Repubblica all’Europa.
• Non c’è nulla di più ovvio di un gradimento di esponenti della Commissione verso questa scelta considerando che essa porta benefici all’Unione senza comportarne costi o impegni, dunque nulla di diverso ci si poteva aspettare rispetto a questa proposta.
• Parliamo di costi. Va detto, come si leggeva, ma solo tra le righe, dalla relazione del Segretario di Stato Affari Esteri dopo la recente missione a Bruxelles, che lo Spazio Economico Europeo comporta costi in capo allo Stato senza consentire di ricevere ritorni economici, politici e strategici per lo stesso. Aderire allo Spazio Economico Europeo per San Marino significherebbe versare ANNUALMENTE per San Marino dai 2 ai 3 milioni di euro a favore del Fondo di Coesione, senza poter ricevere in cambio fondi di natura comunitaria. Significherebbe dover affrontare un processo di adeguamento tecnico e normativo i cui costi ricadrebbero integralmente sul nostro sistema Paese.
• Parliamo di valore strategico e politico della scelta di adesione allo Spazio Economico Europeo che viene sempre dichiarato come il passo più logico, più realistico e più veloce possibile: il ruolo consultivo che i membri dello Spazio Economico Europeo avrebbero nei confronti dei detentori del potere propositivo e decisionale rispetto ad iniziative di legge in seno all’Unione è assolutamente formale e non sostanziale. Il tavolo di confronto rappresenta un atto di cortesia tra istituzioni, ma tutti sanno nella pratica che l’Unione non è assolutamente condizionabile da questo fattore esterno. Conta di più il più piccolo Stato membro UE che lo SEE in toto. E questo deriva da una considerazione politica importante che emerge dalla lettura dei profili dei soggetti membri dello SEE. Lichtenstein ha tutto l’interesse ad essere fuori dall’Unione per proteggere le sue 70.000 imprese registrate senza dover sottostare ad una serie di vincoli formali europei; la Norvegia si è potuta permettere di versare ad oggi 40 milioni di euro al Fondo di Coesione dello SEE perchè dispone delle risorse di petrolio del Mare del Nord ma tutti sanno che, all’esaurirsi di quella fonte di reddito, la Norvegia sarà il primo paese a chiedere l’adesione all’UE per sostenere la propria economia. Lo SEE è una scelta da Paesi ricchi che vogliono continuare a definire regole proprie senza il vincolo “costrittivo” dell’Unione Europea, ma a fronte di potenziali crisi l’adesione all’Unione rappresenta l’unica via, come ha dimostrato il caso Islanda. Infine un commento sulla negoziabilità, nel contesto dello SEE, della libera circolazione di persone e capitali: è vero che esiste facoltà di negoziare aspetti come, tra tutti, la concessione di residenze, ma solo a fronte di motivazioni realistiche e dimostrabili e comunque provvisorie perché adattabili alle situazioni contingenti.
• La Repubblica di San Marino, oggi, non gode di nessun differenziale positivo che giustifichi l’accesso al SEE con i relativi costi come scelta alternativa all’ingresso diretto nell’Unione Europea. In conclusione San Marino non avrebbe nessun vantaggio supplementare, anzi, con la domanda di adesione allo SEE, complicherebbe più che semplificare l’adattamento.
L’ingresso in Unione comporterebbe per San Marino un costo pari al 1,2% del PNL – Prodotto Nazionale Lordo più una quota dell’IVA di cui San Marino ancora non dispone. Ma c’è da considerare che la Commissione, con la sua straordinaria capacità di “ponderare”, potrebbe calcolare la percentuale per San Marino in modo più congruo e “adatto” considerando non tanto il territorio quanto la popolazione che è meno di un decimo dell’attuale “piu’ piccolo” Stato dei 27 (un valore che sta a metà tra Lussemburgo e Malta). Tornando alla percentuale per il bilancio comunitario ed ammettendo un contributo annuo dell’ordine di 10 milioni di € (non ponderato e probabilmente troppo alto), il ritorno con i fondi europei potrebbe essere addirittura doppio o triplo, senza contare che in periodo di pre-adesione San Marino riceverebbe solo finanziamenti e supporti tecnici senza nulla dovere all’Unione.
• Non dimentichiamo, poi, il ruolo politico che la Repubblica potrebbe giocare riconquistando una SOVRANITA’ nella capacità di determinare e condizionare decisioni e processi.
• Ancora una volta intendiamo, poi, screditare, con supporto della conoscenza delle procedure, quanto spesso asserito dalla Segreteria di Stato per gli Affari Esteri: non è la Commissione a dover dire se San Marino è ben accetta o meno nell’Unione, bensì il Consiglio dei Ministri. E’ l’organo politico composto dai capi di Stato dei 27 Paesi membri che, a fronte di una richiesta di adesione prevista dal Trattato di Lisbona, deve prendere una decisione. Per farlo si rivolge si alla Commissione Europea ma solo per avere una analisi tecnica della compatibilità del sistema Paese con i principi fondamentali dell’Unione, e certamente nessun funzionario della Commissione potrebbe mai negare l’adeguatezza di San Marino a quei paramentri. A quel punto il Consiglio, così come è successo per l’Islanda, dovrà esprimere un parere politico e, come ha recentemente dichiarato il Vice Presidente della Commissione Europea e Commissario europeo Tajani (peraltro italiano ed esponente del centro destra), nessuno in sede di Consiglio potrebbe permettersi di porre il veto a tale ingresso, nemmeno l’Italia.
• E ancora, non è un sogno pensare all’adesione, è una realtà praticabile e sostenibile anche rispetto al fattore temporale. Basta col dichiarare che ci vorrebbero 20/30 anni, non è così. L’autorizzazione del Consiglio potrebbe richiedere un anno (sono stati 9 mesi per l’Islanda, Paese peraltro sull’orlo del fallimento e con enormi problemi interni), e il periodo di pre-adesione, che comunque già comporterebbe benefici per San Marino, potrebbe risolversi in pochissimi anni.
• Un ulteriore cenno va fatto in merito all’impatto, in termini di immagine e posizionamento dello Stato, che la scelta di richiesta di adesione genererebbe. Mai come in questo momento San Marino, con la domanda ufficiale di adesione all’Unione Europea, avrebbe tutta l’attenzione dell’Europa, e di conseguenza del mondo: dibattiti, seminari, conferenze sull’argomento fiorirebbero in più contesti, tutti parlerebbero di San Marino, finalmente come di uno stato Sovrano. Tutti i 27 attuali Stati membri sarebbero chiamati a pronunciarsi sulla base di un rapporto che il Consiglio chiederà alla Commissione, senza parlare del coinvolgimento del Parlamento europeo. Dal momento in cui la domanda ufficiale dovesse essere inviata al Consiglio, in copia al Parlamento europeo, tutta l’Europa parlerebbe di noi, e ciò indipendentemente dai tempi necessari alle istituzioni europee di rispondere.

Ribadiamo che, se si dispone ancora di un po’ di senso di responsabilità verso questo Paese, pur nella legittimità di idee e posizioni diverse, sia necessario che i concetti trasferiti corrispondano al vero e che non si proceda con un atteggiamento mirante a nascondere, o addirittura violentare, la verità.

Il tema EUROPA non è di proprietà della Segreteria di Stato per gli Affari Esteri, le relazioni con le istituzioni comunitarie godono ormai di una trasparenza tale che chiunque sia interessato può accedere a dettagli in merito alle effettive operatività ed opportunità. La decisione verso una soluzione mirante allo SEE o verso una soluzione mirante all’ingresso nell’Unione va presa sulla base di un consenso diffuso, e dunque il confronto deve essere aperto e leale su entrambi i fronti.

Restituiamo al nostro Paese un ruolo di sovranità, valutiamo con oggettività e verità gli impatti e permettiamo ai nostri cittadini di acquisire una consapevolezza reale e non deviata.

La Fondazione San Marino 2020