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Limitare gli interventi dei consiglieri durante le sedute del Consiglio Grande e Generale (CGG) potrebbe rappresentare un passo decisivo verso l’efficienza del dibattito parlamentare. La possibilità di raccogliere firme per un’Istanza d’Arengo con l’obiettivo di ridurre a tre il numero di oratori per ogni gruppo consigliare su ciascun comma dell’ordine del giorno non è solo legittima, ma potrebbe trovare terreno fertile tra i cittadini desiderosi di un sistema più funzionale.
Il fenomeno dell’ostruzionismo parlamentare è una pratica consolidata in molte democrazie. Sebbene sia un mezzo politico legittimo, diventa problematico quando trascende il suo scopo e finisce per paralizzare il processo legislativo, danneggiando il paese e, soprattutto, i cittadini. Quando ogni gruppo consigliare si avvale di interventi multipli, si rischia di prolungare inutilmente i dibattiti su questioni che richiedono decisioni rapide e precise.
Ridurre a tre il numero massimo di oratori per ogni gruppo consigliare su ciascun comma non significa limitare la libertà di espressione o di confronto, ma creare uno spazio di dibattito più focalizzato e costruttivo. Questa misura potrebbe contrastare l’ostruzionismo, rendendo i lavori del CGG più fluidi, senza sacrificare la pluralità di idee. In un sistema dove il tempo è denaro, ogni minuto sprecato in lungaggini inutili si traduce in ritardi nelle decisioni, nei progetti e nell’attuazione di politiche che influenzano direttamente la vita quotidiana.
Nella Repubblica come San Marino, dove la partecipazione civica è un pilastro fondamentale, la raccolta firme per un’Istanza d’Arengo che proponga una simile riforma potrebbe suscitare un’ampia adesione. I cittadini potrebbero sentirsi coinvolti in un processo di snellimento legislativo, volto a migliorare l’efficienza governativa, con la consapevolezza di contribuire a un cambiamento che riduca la polarizzazione politica e favorisca una governance più rapida ed efficace.
Una riforma come questa non toglierebbe nulla al diritto delle forze politiche di esprimere il loro dissenso, ma ridurrebbe il rischio che tale dissenso si trasformi in un’arma per bloccare i lavori istituzionali. San Marino ha la possibilità di diventare ulteriormente un modello di democrazia agile e responsabile, capace di affrontare le sfide contemporanee senza restare impantanato nei meccanismi del passato.
Paolo Forcellini