Eva Mikula, che fucompagna di Fabio Savi, uno dei componenti della banda della Uno bianca, chiede di far parte dell’Associazione vittime e si rivolge alla presidente Rosanna Zecchi. «Vi prego almeno – scrive – diaccettare la mia presenza silenziosa e sentita alle commemorazioni del 13 ottobre in quanto vittima sopravvissuta di una feroce, assurda e indimenticabile storia».
«E’ una richiesta che non sta in piedi – commenta Zecchi – Non so su quale base possa fare una richiesta simile».
Eva Mikula già nel 2005 aveva scritto ai familiari: «È la vostra rabbia che mi tormenta, non sono disposta a tollerare queste accuse», ma non ebbe risposta.
Anche l’attuale lettera, precisa Zecchi, «al momento comunque a non è arrivata».
«Sono stata costretta a fare comparsate tv per pagarmi gli avvocati, per difendermi – scrive all’Associazione chiedendo comprensione – Da vent’anni sono rimasta nell’ombra e nella balia dei media, ma sempre a sostegno della verità e vicina al vostro pensiero e dolore. I Savi scontano l’ergastolo come confermato di recente, in gran parte anche grazie a me, per la mia tempestiva, assidua e preziosa collaborazione. Diversamente, sarei morta prima di vedere le manette ai polsi di Fabio Savi».
La supporta il suo storico difensore, Antonio Cappuccio: «Eva è una sopravvissuta che ha prestato testimonianza per far emergere la verità».
La banda di poliziotti (Fabio Savi era l’unico non in divisa) dal 1987 al ‘94 terrorizzò Emilia-Romagna e Marche, uccidendo 24 persone e ferendone un centinaio.